INQUINAMENTO BELLICO IN ITALIA: MELONI E CROSETTO LATITANTI!

di Gianni Lannes Dal mare alla terra. Le incrostazioni del nazifascismo sono giunte fino a noi sotto forma di inquinamento che colpisce chiunque e avvelena l’ambiente. Il governo Meloni, pur interpellato da mesi e ben 3 anni, non risponde agli atti parlamentari di sindacato ispettivo che toccano la vita e la salute del popolo italiano,…

di Gianni Lannes

Dal mare alla terra. Le incrostazioni del nazifascismo sono giunte fino a noi sotto forma di inquinamento che colpisce chiunque e avvelena l’ambiente. Il governo Meloni, pur interpellato da mesi e ben 3 anni, non risponde agli atti parlamentari di sindacato ispettivo che toccano la vita e la salute del popolo italiano, bambini inclusi. Ad esempio, sul caso degli ordigni speciali (migliaia di bombe all’iprite e barili di arsenico, bandite dalla Convenzione di Ginevra dle 1925 e dal Trattato di Partigi del 1993) affondati in mare dal Sonderkommando Meyer per ordine di Hitler nell’estate del 1944, dinanzi a Pesaro, Fano, Gabicce e Cattolica, non sono mai stati recuperati e giacciono a pochi metri di profondità. Insomma, gli eredi di Mussolini, pur al potere, oggi latitano sui problemi reali.

Le attività dei nostri corpi militari, dal normale funzionamento delle caserme e degli aeroporti fino alle esercitazioni, producono anche rifiuti speciali come rottami, munizioni, involucri del materiale bellico, rifiuti tecnologici, pezzi di armamenti e di aerei: si tratta di scorie che restano nelle aree militari, negli aeroporti, nelle caserme dove formano delle vere e proprie discariche abusive.

A Civitavecchia, città interessata dalla presenza di numerose caserme, sede «Comandi ed Enti Militari», da tempo è presente una grande discarica abusiva.

Ora, a seguito di una indagine avviata dalla Procura di Reggio Emilia su presunti smaltimenti irregolari di munizionamento obsoleto da parte di alcuni reparti militari, la Procura di Civitavecchia ha disposto il sequestro del centro chimico militare di Santa Lucia.

L’area, secondo gli inquirenti, custodisce una vera e propria bomba ecologica: nel sottosuolo sarebbero presenti, tra l’altro, sostanze altamente tossiche come arsenico, iprite e gas mostarda, residui delle più letali armi chimiche impiegate nei conflitti mondiali. Tale area militare che avrebbe dovuto garantire sicurezza e isolamento, ma oggi rischia, invece, di trasformarsi in un disastro ambientale, visto che il progressivo deterioramento dei contenitori in cemento, ormai compromessi, avrebbe innescato un rischio concreto di contaminazione del suolo, delle falde acquifere e dell’aria.

Secondo le prime stime, all’interno della discarica sarebbero stoccate circa 20 mila tonnellate di rifiuti tossici di origine bellica. Le condizioni dei fusti, molti dei quali corrosi, alimentano timori concreti di dispersione delle sostanze particolarmente letali, tossiche e nocive per il terreno, l’acqua, l’aria.

Il sito era parte di un programma nazionale di bonifica e smaltimento dell’arsenale chimico bellico. In loco, tecnici specializzati stanno conducendo analisi approfondite su terreno, aria e acqua per verificare l’effettiva presenza e diffusione di agenti inquinanti. Si tratta di uno dei più gravi episodi di inquinamento da residuati bellici in Italia.

Il livello di allerta resta molto elevato. Le indagini proseguono per determinare l’entità del danno ambientale e l’eventuale responsabilità nella gestione del sito. Non si esclude che l’elenco degli indagati, finora venti alti ufficiali, possa allungarsi.

Civitavecchia ha già pagato un prezzo altissimo in termini ecologici e sanitari e oggi rischia di essere, suo malgrado, teatro di uno dei più gravi disastri ambientali di origine militare mai emersi in Italia;

Perché l’inquilina di Palazzo Chigi non dispone l’avvio su tutte le aree militari, di un’approfondita indagine al fine di censire e bonificare tutte le discariche abusive presenti, invece di sperperare il denaro pubblico per il riarmo di guerra?

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  1. UN MARE DI BOMBE! – Gianni Lannes

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