ADRIATICO: AREA PROIBITA!

(Carta militare inglese numero 209 del 1945, riportata dal Portolano italiano). di Gianni Lannes Armi chimiche: una, nessuna e centomila. Impossibile negare l’evidenza. Nell’estate dell’anno 1944, i nazitedeschi hanno affondato migliaia di ordigni con iprite e arsenico (proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925) dinanzi alla costa di Pesaro, Fano, Gabicce e Cattolica. L’arsenale segreto…

(Carta militare inglese numero 209 del 1945, riportata dal Portolano italiano).

di Gianni Lannes

Armi chimiche: una, nessuna e centomila. Impossibile negare l’evidenza. Nell’estate dell’anno 1944, i nazitedeschi hanno affondato migliaia di ordigni con iprite e arsenico (proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925) dinanzi alla costa di Pesaro, Fano, Gabicce e Cattolica.

L’arsenale segreto di Mussolini (nascosto nel XVI deposito nazionale sotto Urbino, in alcune gallerie ferroviarie gestite dalla Regia Aeronautica) giace ad una profondità variabile dai 12 ai 20 metri, in violazione del Trattato di Parigi sulle armi chimiche (1993). Ne risponde in punta di diritto la Farnesina (ai sensi della legge di ratifica numero 496 del 1995), ma soprattutto Berlino. Vale, infatti, il principio “chi inquina paga”.

I pescatori locali chiamano quell’area marina, addirittura “la proibita” e non ci vanno più a pescare, dopo tanti incidenti ed infortuni mortali.

La mappa militare inglese numero 209, risalente al 1945, riportata anche dal Portolano italiano, conferma le informazioni fornite dai lavoratori del mare. Inoltre, anche i documenti dell’Unep (agenzia ambientale delle Nazioni Unite) e della Commissione europea attestano lo stato disastroso dei luoghi, ridotti a discarica bellica.

Addirittura, a quella minaccia, anche in zona come in gran parte dell’Adriatico (in 24 aree) se ne sono sommate altre, infatti, sono state inabissate le bombe Nato avanzate ai bombardamenti in Jugoslavia nel corso del 1999. Insomma, l’Italia non si fa mancare nulla del peggio bellico in circolazione. Ieri, come oggi.

Le autorità italiane fanno finta di niente, eppure incombe in mare un gravissimo pericolo, nocivo per l’ambiente e la salute umana. Ogni bomba modello C500 T contiene ben 212 chilogrammi di iprite cancerogena.

Il primo a sollevare il problema – nel 1951 – o meglio il dramma, è stato l’onorevole Enzo Capalozza che indirizzò un’interrogazione parlamentare al governo ed ottenne una risposta confermativa dall’allora sottosegretario alla Marina Mercantile Tambroni.

Ancora nel 1959 il senatore Capalozza depositò un altro atto di sindacato ispettivo a livello parlamentare, ma non ebbe alcun riscontro dal presidente del consiglio Antonio Segni.

In seguito, nel 2010, ben 5 parlamentari del partito democratico indirizzarono al primo ministro Berlusconi l’ennesima interogazione a risposta scritta, ma a tutt’oggi, senza esito nonostante i tanti solleciti.

Nel 2016 il caso approdò al Parlamento europeo tramite un atto interrogativo alla Commissione Ambiente.

Nel 2017 in Consiglio Regionale ad Ancona, non è stata approvata la mozione 175 che prevedeva una bonifica del mare.

Nella primavera del 2025, pur interpellati ed informati sui fatti, il presidente della Regione Acquaroli ed il sindaco pesarese Biancani, se ne sono totalmente disinteressati.

Nel luglio del 2025, l’ennesima interrogazione parlamentare, non ha riscosso chiarimenti dalla silente Giorgia Meloni.

In loco non è mai stata realizzata una bonifica come certificano i fatti e i documenti, nonostante gli annunci evasivi propagandati da Roma: il pericolo incombe sulla costa marchigiana-romagnola, con buona pace dell’indifferenza istituzionale e degli intramontabili negazionisti di turno.

Riferimenti:

Gianni Lannes, Bombe a…mare, Nexus edizioni, Battaglia Terme, 2018.

Gianni Lannes, Il mare invisibile, Docufilm, Pesaro 2025.

https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1995-11-18;496

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