
di Gianni Lannes
Il Mar Mediterraneo non è una proprietà di Israele. Non esiste alcuna zona rossa o invalicabile. Il limite delle acque territoriali israeliane è di 12 miglia, dopo ci sono le acque internazionali su cui Tel Aviv non ha alcuna giurisdizione. Quindi, in punta di diritto, quello minacciato da Israele è un atto di violenza a tutti gli effetti.
La Global Sumud Flotilla si avvicina sempre di più alla costa di Gaza, in attesa da un momento all’altro dell’aggressione militare dell’Idf. Le oltre 50 navi hanno superato il limite di 150 miglia oltre il quale le altre missioni sono state bloccate. Si ripete un preoccupante schema, già mandato in onda nel 2010 con la Mavi Marmara, la nave sulla quale sono stati assassinati da Israele, nove pacifisti che portavano aiuti umanitari a Gaza.
La fregata della Marina militare italiana, Alpino, ha trasmesso l’ultima allerta alla spedizione comunicando che non avrebbe proseguito oltre, mentre gli equipaggi riferiscono nottetempo dell’arrivo di imbarcazioni non identificate, presumibilmente israeliane che hanno ostruito la rotta. L’Onu e i 44 Stati di appartenenza degli equipaggi a bordo che fanno in concreto per salvaguardare il diritto internazionale?
Cosa sono le acque internazionali e a cosa serve la libertà di navigazione? Il mare è davvero senza confini? Dove cominciano le acque internazionali e chi le controlla? Quando pensiamo al mare, ci viene in mente un’enorme distesa d’acqua che non è proprietà di nessuno Stato e nella quale si può navigare liberamente. Ecco: se ciò è possibile è perché esistono le acque internazionali. Ma cosa sono esattamente?
Nel diritto internazionale, secondo la vigente convenzione di Montego Bay risalente al 1982, sono considerate acque internazionali quelle acque marine che non possiedono i requisiti delle acque interne e territoriali, il cui regime viene equiparato a quello del territorio dello Stato costiero. Sia chiaro: uno Stato non può fermare o abbordare navi battenti bandiera straniera, o esercitare operazioni coercitive su navi straniere, inventando come nel caso di Israele, motivi fantascientifici.
Le acque territoriali sono definite come la striscia di mare adiacente le coste dello Stato ed includono le baie e i golfi; oltre a tale limite si parla di acque internazionali (alto mare).
Le acque internazionali sono quelle acque su cui nessuno Stato esercita sovranità e quindi, dato che non sono di nessuno, sono di tutti. Le acque internazionali sono definite “res communis omnium”, ovvero sono un qualcosa di comune a tutti: in esse chiunque può navigare, pescare e condurre ricerche scientifiche.
Per comprendere la situazione occorre focalizzare l’attenzione sul movente dello sterminio di massa, della pulizia etnica e della deportazione dei palestinesi. Allora, perché l’Unione europea e soprattutto l’Italia non hanno messo con le spalle al muro il macellaio Netanyahu (ricercato a livello mondiale per crimini di guerra)? Lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi dinanzi a Gaza di proprietà del popolo palestinese vi suggerisce qualcosa? L’Eni (e quindi il Governo Meloni palesemente complice del genocidio) è direttamente implicata, ed è stata già diffidata da uno studio legale statunitense, dallo sfruttare risorse che non appartengono ad Israele.

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Post scriptum
La rapina degli idrocarburi
Quanto è piccolo il mondo. Attenzione, c’è di mezzo la Socar che dall’Azerbaijan (dove è in visita ufficiale Mattarella) ha acquisito di recente la raffineria Api a Falconara nelle Marche. Singolare coincidenza: il TAP (Trans Adriatic Pipeline) è un gasdotto che permette all’Italia di importare il gas naturale estratto in Azerbaijan. Lungo circa 878 chilometri, viaggia dalla Grecia (da Kipoi) fino al comune italiano di Melendugno, in provincia di Lecce, passando per Albania e Mar Adriatico, dopo aver devastato l’ambiente.
Un consorzio composto dalla multinazionale britannica BP, dall’azienda statale azera del petrolio e del gas SOCAR e dalla società israeliana NewMed Energy ha firmato lunedì un accordo di licenza per la ricerca di gas naturale al largo di Israele, ha dichiarato il Ministero dell’Energia di Israele. L’accordo segna l’ingresso della BP in Israele e il primo sforzo di esplorazione al di fuori dell’Azerbaijan per la compagnia statale SOCAR, che quindi si avvia a essere una multinazionale
Al consorzio a tre è stata assegnata la licenza per l’esplorazione di gas naturale nella cosiddetta Zona I, nell’ambito degli sforzi di Israele per incrementare le forniture interne di gas e le esportazioni verso i mercati esteri. Il Ministero dell’Energia israeliano ha dichiarato che altre licenze saranno assegnate nel corso dell’anno e che annuncerà la quinta gara di esplorazione nel corso del 2025. La joint venture BP-SOCAR-NewMed Energy ha presentato un’offerta e si è aggiudicata la zona I in una gara di licenze di esplorazione già nel 2023. Israele ha indetto una gara per l’esplorazione di idrocarburi in quattro zone (E, G, H, I) della Zona economica esclusiva (ZEE) israeliana. L’offerta comprendeva 20 blocchi di esplorazione nell’ambito del 4° Offshore Bid Round.
SOCAR detiene il 33,34% della partnership ed è l’operatore della zona I, mentre NewMed Energy e BP hanno il 33,33% ciascuna. “L’ingresso di SOCAR e BP è un’ottima notizia per lo Stato di Israele. Il gas naturale è un bene strategico, che rafforza la nostra posizione economica e politica nel mondo in generale e nel Medio Oriente in particolare”, ha dichiarato il ministro israeliano dell’Energia e delle Infrastrutture Eli Cohen. “Israele sta lavorando per incrementare la produzione di gas naturale, a beneficio dell’economia locale e dell’esportazione”, ha aggiunto il ministro. All’inizio dell’anno 2025, la SOCAR dell’Azerbaijan ha firmato un accordo con Union Energy per l’acquisto di una partecipazione effettiva del 10% nel giacimento Tamar al largo di Israele, uno dei giacimenti di gas più grandi e strategicamente importanti del Mediterraneo.
“Con questo passo, SOCAR ha iniziato a investire in progetti upstream nella regione del Mediterraneo”, ha dichiarato la società azera alla fine di gennaio. Ora la società controllata dallo Stato e BP esploreranno il gas naturale al largo di Israele, dove negli ultimi anni sono stati scoperti e messi in funzione importanti giacimenti, tra cui Tamar e il gigantesco giacimento Leviathan gestito da Chevron.
Le società che gestiscono il giacimento di gas Leviathan al largo delle coste israeliane intendono aumentare notevolmente la capacità produttiva del progetto, dagli attuali 12 miliardi di metri cubi all’anno fino a 21 miliardi di metri cubi. Secondo un rapporto di Reuters che cita NewMed Energy, uno dei partner, l’espansione richiederebbe un investimento di circa 2,4 miliardi di dollari. L’obiettivo finale per gli operatori è una capacità produttiva di 23 miliardi di metri cubi, afferma il rapporto senza menzionare una data. L’obiettivo a breve termine è di aumentare la capacità a 14 miliardi di metri cubi entro il prossimo anno. Il progetto Leviathan, guidato da Chevron, è uno dei più grandi sviluppi di gas naturale nel Mediterraneo. Fornisce gas a Israele, Egitto e Giordania. L’Europa ha cercato di assicurarsi una fornitura di gas mediterraneo a lungo termine per garantire il proprio fabbisogno energetico.
“Il giacimento Leviathan è il polo energetico più stabile e forte del Mediterraneo”, ha dichiarato Yossi Abu, amministratore delegato di NewMed Energy, citato da Reuters. ‘L’aumento della capacità produttiva soddisferà la crescente domanda del mercato interno, oltre a rafforzare lo status di Israele come fornitore di energia e a consolidare i legami e le collaborazioni regionali’.
Il giacimento Leviathan si trova nel bacino del Levante, che negli ultimi 20 anni ha visto la scoperta di circa 2,4 miliardi di metri cubi di risorse di idrocarburi. Nella sola Israele, grazie a un’aggressiva spinta allo sviluppo delle risorse locali di idrocarburi, le riserve di gas naturale sono aumentate del 40% in dieci anni. La produzione offshore di gas naturale dal 2013, quando è stato avviato il giacimento Tamar, è quintuplicata. Leviathan è uno dei più grandi giacimenti di gas naturale in acque profonde al mondo e il più grande nel Mediterraneo. Nel 2023, Chevron e NewMed Energy hanno discusso della possibilità di aggiungere un impianto galleggiante di GNL al giacimento per aumentare ulteriormente l’approvvigionamento e diversificare le destinazioni.
Riferimenti:
https://socar.az/en/post/socar-acquires-stakes-in-tamar-project1613
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