STERMINIO E DEPORTAZIONE

di Gianni Lannes La storia si è capovolta: le vittime di un tempo sono ora i carnefici. Perché il mondo accetta e tollera un altro genocidio? Non c’è futuro con l’indifferenza dinanzi alla sofferenza. Nessun essere umano può girarsi dall’altra parte o far finta di niente. Lo sterminio israeliano dei palestinesi non è iniziato il…

di Gianni Lannes

La storia si è capovolta: le vittime di un tempo sono ora i carnefici. Perché il mondo accetta e tollera un altro genocidio? Non c’è futuro con l’indifferenza dinanzi alla sofferenza. Nessun essere umano può girarsi dall’altra parte o far finta di niente.

Lo sterminio israeliano dei palestinesi non è iniziato il 7 ottobre 2023, a giustificazione del rapimento e dell’uccisione di civili israeliani da parte di Hamas, bensì con attentati stragistici già negli anni Trenta del Novecento. E non ha risparmiato neonati e bambini. Peraltro, proprio Israele, è considerato di fatto il crocevia mondiale del traffico di organi umani, come attestano anche gli arresti di espiantatori israeliani compiuti in Italia e altrove.

Dal 1948 al 2025 le autorità di Tel Aviv non hanno rispettato una sola risoluzione dell’Onu; in compenso si sono dotate – grazie all’ausilio francese – di armi nucleari, fabbricando un potente arsenale atomico.

Le stragi di Ustica e di Bologna rammentano ai politicanti tricolore, il pesante ricatto internazionale che pesa ancora sull’Italia dal 1980.

E che dire in materia della balbettante Giorgia Meloni, nonché del cucuzzaro di camerati che nel 2015 presentò una dimenticata mozione parlamentare (non approvata)?

Ben prima del 7 ottobre 2023: nel mese di luglio 2014, inizio dell’operazione militare «Protective Edge», Israele ha bombardato 950 volte la Striscia, distruggendo oltre 120 case (violando l’articolo 52 del Protocollo aggiuntivo I del 77 della convenzione di Ginevra), uccidendo 102 persone (inclusi 30 minori 16 donne, 15 anziani e 1 giornalista), ferendo oltre 600 persone, di cui 50 in condizioni molto gravi; oltre 900 persone sono rimaste senza casa, 7 moschee, 25 edifici pubblici, 25 cooperative agricole, 7 centri educativi sono stati distrutti e 1 ospedale, 3 ambulanze, 10 scuole e 6 centri sportivi danneggiati.

Il lancio di razzi da Gaza, secondo il Magen David Adom (servizio emergenza nazionale israeliano), avrebbe causato nello stesso periodo 123 feriti di cui: 1 ferito grave; 2 moderati; 19 leggeri; 101 persone che soffrono di shock traumatico.

Ben prima dell’avvento di Hamas, protetta e sostenuta da Netanyahu contro l’Olp. Nel 2014, ad esempio, Israele ha raso al suolo il centro per l’infanzia «La Terra dei Bambini» sito nel villaggio beduino di Um al Nasser, struttura finanziata dalla cooperazione italiana che ospitava un asilo con 130 bambini e un ambulatorio pediatrico, ed è stata demolita anche la nuova mensa comunitaria, inaugurata solo due mesi fa, che forniva pasti ai bambini e alle famiglie povere del villaggio, come confermato dalla Ong Vento di Terra che gestisce il progetto nella Striscia di Gaza.

Nella comunicazione della Ong si legge che «la fanteria e i blindati israeliani hanno occupato il villaggio di Um Al Nasser nella notte del 17 luglio, obbligando l’intera comunità a lasciare le case»; i civili, in prevalenza a piedi, si sarebbero diretti sotto un intenso bombardamento verso il campo profughi di Jabaliya e sono ora ospitati principalmente nelle scuole dell’UNRWA dove mancano medicinali, cibo, generi di prima necessità e acqua potabile.

Secondo la programmazione delle esercitazioni a fuoco per il 2° semestre 2014 del poligono di Capo Frasca in Sardegna, la Israelian Air Force sarà presente con diversi esemplari di cacciabombardieri F-15 e F-16; si tratta degli stessi aerei impegnati in queste ore nei bombardamenti sulla striscia di Gaza che stanno facendo centinaia di vittime, moltissime tra i civili, non risparmiando neanche le scuole e i rifugi sotto il controllo dell’Onu.

Il progetto «La terra dei bambini», era stato finanziato principalmente con i fondi del Ministero degli affari esteri italiano, dell’Unione europea, e della Conferenza episcopale italiana; gli scontri allora causarono la morte di oltre 600 palestinesi dei quali 121 erano bambini, secondo quanto riportato dall’Unicef, mentre i feriti furono 3.700.

L’infanzia palestinese paga un prezzo troppo alto, che va oltre la semplice spiegazione dei «danni collaterali» e dell’eventuale utilizzo dei civili come scudi umani: da quando sono iniziate le operazioni militari di Israele un terzo delle vittime totali sono state minori.

Secondo l’Unicef sono sotto attacco anche i servizi di base per i bambini: oltre alle 80 scuole danneggiate dai bombardamenti, «le fatiscenti infrastrutture idriche e igienico-sanitarie di Gaza hanno subito danni spiega l’organizzazione in una nota –, aumentando il rischio di malattie di origine idrica. Circa la metà del pompaggio dei liquami e dei sistemi di trattamento delle acque di scarico non sono più funzionanti, e circa 900.000 persone sono senza acqua corrente».

Israele ha respinto la richiesta dell’inviato dell’Onu in Medio Oriente, Robert Serry, di una tregua umanitaria; fonti giornalistiche locali stimano che a Gaza gli sfollati siano 135 mila, 100 mila dei quali ospiti dell’Unrwa, l’ente dell’Onu per i profughi, e proprio secondo l’Onu a Gaza «non vi è letteralmente alcun posto sicuro per i civili» ha affermato a Ginevra il portavoce dell’Ufficio per gli affari umanitari (Ocha), Jens Laerke evocando una situazione «devastante».

Vittorio Arrigoni era un giornalista e scrittore italiano, pacifista e sostenitore della soluzione binazionale come strumento di risoluzione del conflitto israeliano-palestinese.

Vik si trasferì nella Striscia di Gaza per agire contro l’ingerenza dello Stato di Israele nei confronti della popolazione araba palestinese; il 13 aprile 2011 Arrigoni viene rapito a Gaza da un commando terrorista che chiede, per la sua liberazione, il rilascio immediato dal carcere di uno sceicco salafita detenuto da Hamas e altri militanti jihadisti, ma nella notte tra il 14 e il 15 aprile il giornalista viene ucciso.

In seguito la madre di Vittorio Arrigoni, Egidia Beretta, ha lanciato un appello al Governo Italiano e all’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Federica Mogherini, chiedendo di non permettere allo Stato israeliano di fermare la Zaytouna, imbarcazione della Freedom Flotilla Coalition, denominata anche «la barca delle donne per Gaza» che sfiderà pacificamente il blocco di Gaza con lo scopo di attirare l’attenzione del mondo sull’assedio illegale cui è costretta dal 2007 la Striscia di Gaza e i suoi quasi due milioni di abitanti.

La Zaytouna era composta da un equipaggio totalmente di donne: attiviste, marinaie, esponenti della società civile ed esponenti parlamentari nazionali ed europei. L’obiettivo della «barca delle donne per Gaza» è ricordare l’importanza del ruolo femminile nella resistenza quotidiana all’occupazione israeliana e anche per unire donne di altri paesi alle donne di Gaza, al fine di non farle sentire isolate dall’assedio disumano che perdura da anni.

Le risoluzioni ONU hanno sempre indicato una precisa distinzione tra i territori di pertinenza dello Stato di Israele e quelli di pertinenza dello Stato palestinese indipendente, a partire dalla risoluzione numero 181 del 29 novembre 1947. Oggi quella risoluzione non è ancora stata attuata. Questa è una sconfitta per tutti. Se veramente riteniamo la pace obiettivo da perseguire con determinazione, non possiamo rimanere inerti e da qui la proposta del riconoscimento della Palestina come strumento di sblocco dello stallo. Lo ha già fatto una parte crescente della comunità internazionale. Si tratta di un atto unilaterale, come sostiene il Governo israeliano? Sì, certo, ma come fece esattamente Ben Gurion, nella notte tra il 14 e il 15 maggio 1948, quando preparò la dichiarazione di indipendenza e cioè il documento di fondazione dello Stato di Israele. Questa decisione seguirebbe coerentemente quella adottata nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel novembre 2012, quando l’Italia votò a favore del riconoscimento della Palestina come Stato osservatore.

L’unico organo, in sede ONU, preposto a prendere decisioni vincolanti è il Consiglio di Sicurezza (solamente in base al Capitolo VII o all’art. 25 dello Statuto ONU). Gli atti vincolanti del Consiglio di Sicurezza diventano leggi del diritto internazionale. Mentre l’Assemblea Generale è semplicemente un organo politico è non ha facoltà di compiere atti vincolanti come stabilito dalla Statuto dell’ONU (artt. 10, 11 e 12). Tranne che in materia di bilancio e di spese (art. 17).

l Chapter 7 della Carta delle Nazioni Unite, all’articolo 41 prevede che il Consiglio di sicurezza può decidere quali misure, che non contemplino l’uso della forza militare, prendere per rendere efficaci le sue decisioni. E può chiedere ai membri delle Nazioni Unite di applicare queste misure. Le misure possono contemplare la totale o parziale interruzione dei rapporti economici e delle comunicazioni, nonché la rottura delle relazioni diplomatiche con Israele.

Il 29 novembre 1947 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò quindi la risoluzione numero 181. Il mandato britannico sulla Palestina fu diviso in due Stati, uno ebraico e l’altro arabo.

Non è la terra promessa d biblica memoria. Non esiste una prova archeologica e storica che la Palestina sia la terra di Israele.

Si tratta invece di una rapina sionista in atto da un secolo della terra abitata in prevalenza dalla popolazione autoctona araba, gradualmente assassinata e deportata dalle forze armate ebraiche protette e rifornite soprattutto da Washington, ma anche da Giorgia di Roma.

Interesse primario della politica estera italiana, europea e mediterranea è contribuire a comporre il conflitto israelo-palestinese con una pace giusta e durevole.

Riferimenti:

https://web.archive.org/web/20061029150108/http://www.yale.edu/lawweb/avalon/un/res181.htm

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-184858/

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-185880/

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-187506/

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https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-183956/

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-185868/

https://www.un.org/unispal/document/comprehensive-just-and-lasting-peace-in-the-middle-east-ga-resolution-ares7389-2/

https://www.un.org/unispal/document/comprehensive-just-and-lasting-peace-in-the-middle-east-ga-resolution-ares7389-2/

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-187797/

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-190232/

https://digitallibrary.un.org/record/853446?v=pdf

https://www.un.org/unispal/document/peaceful-settlement-of-the-question-of-palestine-general-assembly-resolution-a-res-79-81/#_ftn2

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-182909/

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-178004/

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-187149/

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-183760/

https://web.archive.org/web/20130928023350/http://domino.un.org/UNISPAL.nsf/2ee9468747556b2d85256cf60060d2a6/07175de9fa2de563852568d3006e10f3

https://web.archive.org/web/20120610173759/http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/07175DE9FA2DE563852568D3006E10F3

https://web.archive.org/web/20101231091409/http://domino.un.org/UNISPAL.NSF/0/08e38a718201458b052565700072b358?OpenDocument

https://www.monde-diplomatique.fr/cartes/procheorient1949

La risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stata adottata il 23 dicembre 2016 con 14 voti a favore su 15, con essa si chiede ad Israele di porre fine alla sua politica di insediamenti nei territori palestinesi dal 1967, inclusa Gerusalemme Est, si ribadisce che non riconoscerà alcuna modifica dei confini del 1967, se non quelle concordate dalle parti con i negoziati e insiste sul fatto che la soluzione del conflitto in Medio Oriente passi per una soluzione negoziale per il progresso della soluzione dei due Stati al fine di addivenire ad una pace definitiva e complessiva. La risoluzione è passata con 14 voti a favore perché a sorpresa gli Stati Uniti d’America guidati dal presidente Barack Obama nell’imminenza dello scadere del proprio mandato, si sono astenuti e non hanno fatto ricorso al loro potere di veto per bloccare il provvedimento.

Il Consiglio di sicurezza:

«condannando ogni misura intesa ad alterare la composizione demografica, le caratteristiche e lo status dei territori palestinesi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme est, riguardante, tra gli altri: la costruzione ed espansione di colonie, il trasferimento di coloni israeliani, la confisca di terre, la demolizione di case e lo spostamento di civili palestinesi, in violazione delle leggi umanitarie internazionali e importanti risoluzioni,[…]

esprimendo grave preoccupazione per il fatto che le continue attività di colonizzazione israeliane stanno mettendo pericolosamente in pericolo la possibilità di una soluzione dei due Stati in base ai confini del 1967, […]

1. riafferma che la costituzione da parte di Israele di colonie nel territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme est, non ha validità legale e costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale e un gravissimo ostacolo per il raggiungimento di una soluzione dei due Stati e di una pace, definitiva e complessiva;[…]
2. insiste con la richiesta che Israele interrompa immediatamente e completamente ogni attività di colonizzazione nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est, e che rispetti totalmente tutti i propri obblighi a questo proposito;[…]
3. ribadisce che non riconoscerà alcuna modifica dei confini del 1967, comprese quelle riguardanti Gerusalemme, se non quelle concordate dalle parti con i negoziati;[…]
4. sottolinea che la cessazione di ogni attività di colonizzazione da parte di Israele è indispensabile per salvaguardare la soluzione dei due Stati e invoca che vengano intrapresi immediatamente passi positivi per invertire le tendenze in senso opposto sul terreno che stanno impedendo la soluzione dei due Stati;[…]
13. decide di seguire attivamente la questione.»

https://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_giugno_7/traffico-organi-arrestato-israeliano-fiumicino-2221525755293.shtml

https://www.pellegrinieditore.it/israele-olocausto-finale

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Risposta a “STERMINIO E DEPORTAZIONE”

  1. FORZE ARMATE ITALIANE AIUTANO QUELLE ISRAELIANE… – Gianni Lannes

    […] La Sardegna si mobilita contro la presenza militare israeliana alle manovre Sardegna. Esercitazioni militari spacciate per iniziative benefiche DIECI GIORNI DI ESERCITAZIONI A GHEDI STERMINIO E DEPORTAZIONE […]

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