
di Gianni Lannes
Che accade quando un territorio viene inquinato impunemente per mezzo secolo? Nella capitale italiana della cultura per l’anno 2024, ad appena 100 metri in linea d’aria dal rugginoso deposito di carburanti della Fox Petroli c’è l’asilo di via San Marino dove soggiornano i bambini e a 200 metri dal fatiscente impianto che i Berloni intendono convertire in centrale per la liquefazione del gas (a rischio di incidente rilevante secondo le direttive Seveso) mettendo in pericolo la vita, nonché la salute di 100 mila ignare persone – senza bonificare – ancora nel 2025 – tutta l’area di 4 ettari accanto al fiume Foglia trasformato in cloaca a cielo aperto – sorge un pozzo idrico di approvvigionamento di Marche Multiservizi (partecipata del Comune). In loco a 4 metri di profondità in direzione sud scorre la falda acquifera. A che livello risulta compromessa dall’attività industriale? C’è correlazione con il picco di patologie tumorali di questo territorio?

Al sindaco Biancani (esperto in geologia) si chiede: l’acqua di tale pozzo – alla stregua di tutte le fonti di approvvigionamento – è stata mai analizzata e quali sono eventualmente gli ultimi dati disponibili? In ogni caso: la trasparenza amministrativa è un obbligo normativo.

Nell’ultimo certificato d’analisi reso pubblico da Marche Multiservizi e attualmente disponibile riferito a quella zona, figurano anche tracce di uranio (quale o di che tipo: non è specificato), idrocarburi e metalli pesanti. Il limite scientifico, ovvero biologico è Mac zero, vale a dire assenza totale di inquinamento. Le tracce fanno la somma nel lungo periodo: il limite legale è un parametro meramente economico. Infatti, già il 24 settembre dell’anno 1999 il Comitato Nazionale per la Bioetica si è espresso con la Dichiarazione per il diritto del bambino a un ambiente non inquinato:
“Alla luce della dimostrata correlazione tra livello di inquinamento e i problemi che ne derivano alla salute, il CNB sottolinea come i soggetti maggiormente esposti a rischio o, per la loro condizione biologica, maggiormente vulnerabili sono le donne in gravidanza, gli anziani e in primo i luogo bambini. Il Comitato sottolinea la necessità di rivedere i parametri di quantificazione e di determinazione dei “valori limite” di tossicità a partire dai bisogni e dalle specifiche vulnerabilità dei bambini, in ogni fase del loro sviluppo e verso ogni agente inquinante. E’ possibile utilizzare a tal fine i dati attualmente disponibili che
permettono già ora una precisa individuazione del rischio per la salute dei minori.

Quanto sono contaminati il suolo, il sottosuolo e le acque sotterranee? Le autorità non vogliono dirlo? Il 22 luglio 2025 il circolo “il ragusello” di Legambiente, con una nota a firma dell’avvocata Rosalia Cipolletta Fabbri, si è rivolta così all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambietale:
“…in relazione al bene primario della incolumità e salute chiede a codeste autorità di voler predisporre, con urgenza, un controllo sui serbatoi, installati negli anni ’50 del secolo scorso, dalla ditta Fox petroli nel proprio stabilimento sito in Pesaro loc. Tombaccia, in cui hanno svolto attività di stoccaggio di carburanti, in quanto ‘a fondo singollo e i bacini di contenimento non impermeabilizzati’, come sottolineato dal Gruppo di Lavoro e come ribadito dal Comitato Tecnico Regionale, nella determinazione del 29.04.2025 n°8, con la quale formula il proprio parere sulla Sicurezza di detto impianto stabilendo il ‘divieto di costruzione’… La forte preoccupazione in punto al possibile pericolo di contaminazione del terreno e delle acque sotterranee, determinato dallo stoccaggio interrato di sostanze pericolose, che comunque costituiscono un evidente fattore di rischio ambiebtale e, nel caso di secie, aggravato da possibili perdite occasionali e sistematiche per lesione dei manufatti stante la loro vetustà ed inadegusatezza tecnologica. Questa preoccupazione è stata oggi espressa dal CTR che, non solo ha determinato il divieto di costruzione dell’impianto, come da progetto Fox ma chiede alle autorità preposte, di procedere ad un’indagine ambientale che verifichi la scurezza dell’impianto nella configurazione attuale. Uguale richiesta l’abbiamo inoltrata alla Arpa Marche, Ast Pesaro, Corpo Vigili del Fuoco Pesaro-Urbino, Comune di Pesaro, Provincia di Pesaro-Urbino in data 30/06/2025 senza tuttavia ottenere alcun riscontro”.

A tutt’oggi venerdi 5 settembre 2025, non risulta che siano stati effettuati a Pesaro e dintorni mirati e approfonditi controlli pubblici sul grado di inquinamento provocato dalla Fox Petroli di proprietà dei Berloni per oltre mezzo secolo, in aria, acqua, suolo e sottosuolo. Su tutti spicca l’assenza o meglio la latitanza in merito della regione Marche. Acquaroli non ha ancora ricevuto ordini di scuderia dalla Meloni? L’ultimo accertamento del ministero dell’Ambiente – come attesta l’Ispra – risale all’anno 2003. L’omertà istituzionale sarà spazzata via dall’azione della società civile?
Riferimenti:
https://www.comune.pesaro.pu.it/ambiente/acqua/
https://www.acquadiqualita.it/it/news/intervista-a-enrico-veschetti-i-parametri-uranio-e-piombo.php


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