FOX PETROLI: IL CANCRO INDUSTRIALE A PESARO TARGATO BERLONI!

di Gianni Lannes Tutto a posto e tutto a norma, ma niente in regola? Quale riqualificazione? Perché mettere a repentaglio la vita di 139 mila persone con una centrale di liquefazione del gas? In Italia, la tragedia di Seveso non ha insegnato nulla. Non basta ritinteggiare i veleni cancerogeni di verde per cambiare la situazione…

di Gianni Lannes

Tutto a posto e tutto a norma, ma niente in regola? Quale riqualificazione? Perché mettere a repentaglio la vita di 139 mila persone con una centrale di liquefazione del gas? In Italia, la tragedia di Seveso non ha insegnato nulla. Non basta ritinteggiare i veleni cancerogeni di verde per cambiare la situazione e spacciare menzogne a buon mercato, pur di continuare ad incassare soldi a palate.

“Dal mio pozzo vicino alla Fox esce acqua colorata di rosso”: il vecchio contadino pesarese, avvilito non aggiunge altro, se non scongiuri irriferibili ai comuni mortali. E qualcun altro, che in loco è stato costretto a non coltivare più ortaggi in un orto trasformato in tombino di idrocarburi, ora gli fa eco, ma nessuno ascolta chi lavora la terra per mangiare.

In un pomeriggio d’agosto dell’anno 2025, dopo aver concluso le riprese del docufilm “Il mare invisibile”, una dozzina di giorni prima di sottopormi ad un intervento chirurgico per la resezione di un tumore, mi reco alla Fox Petroli in via Senigallia, dove al primo impatto olfattivo s’avvertono le esalazioni nocive. Si tratta di un’area estesa per 4 ettari nel quartiere Tombaccia, nella zona ovest della città di Pesaro. Attenzione, ovvero massima allerta: il “piano di emergenza esterno”, quello in sostanza che dovrebbe proteggere l’ignara popolazione, è aggiornato all’anno 2019.

E qui scopro che l’obsoleto insediamento è stato trasformato in una discarica industriale a cielo aperto, anche nella parte a piano di campagna. Allora, chi ha rilasciato le eventuali autorizzazioni in palese violazione di legge che mettono a repentaglio la salute collettiva?

L’ennesima sorpresa è il cosiddetto “Piano preliminare di utilizzazione terre e rocce da scavo e gestione rifiuti”, con “Annesso 1: risultati campionamenti ambientali” effettuati dalla Fox Petroli. A dir poco inquietante: il documento, o meglio l’anello debole, su cui poggia tutta la pratica speculativa risale addirittura all’anno 2001, ed è stato elaborato dal compiacente Laboratorio Analisi LAM s.r.l. per casa Berloni.

Gli speculatori di turno non si sono presi la briga neanche di fornire dati aggiornati, di certo veritieri, pur di velocizzare l’andazzo criminale. A proposito: dove l’obbligatoria V.A.S.?

Non è tutto: i certificati 1113/A e 1113/B datati 26 giugno 2001, hanno il seguente oggetto: “Terreni contaminati da prodotti petroliferi”. Fino a 10 metri di profondità oltre a tutta la famiglia degli idrocarburi (leggeri e pesanti) nonché aromatici con i famigerati benzene, toluene, xilene e così via, giace anche il piombo. Comunque per gli ignari: il limite biologico è Mac zero, ovvero assenza di inquinamento. In ogni caso, come si fa ad accettare per buone carte datate a un quarto di secolo prima? Tutti questi tecnici e funzionari amministrativi di ogni livello, che in cambio di laute remunerazioni hanno certificato il falso, ne pagheranno le conseguenze penali e civili? Comunque, sono mai stati effettivamente controllati i piezometri interni al deposito costiero di carburanti?

Com’ è possibile che le preposte autorità dello Stato italiano e del governo meloniano, abbiano avallato questa truffa criminale che consente al “clan” della famiglia Berloni (in gran parte residente all’estero) di non bonificare un’area inquinata per decenni al fine di lucrare ancora ulteriore profitto economico, ed infine incassare l’autorizzazione per una metamorfosi di facciata? Dietro c’è come al solito la multinazionale Q8 (una maledetta conoscenza già stoppata a Manfredonia in Puglia nella vicenda Energas), a cui è stato venduto – chiavi in mano – l’impianto di Vasto?

Insomma, suolo e sottosuolo sono già degradati da tempo nel disinteresse istituzionale a livello locale, regionale, nazionale e comunitario. A proposito: qual è attualmente il livello di inquinamento? E perché l’Arpam è caduta in letargo? Soprattutto: come mai il ministero dell’Ambiente ha dato il via libera alla realizzazione di un gigantesco impianto di liquefazione del gas importato dall’estero, a rischio di incidente rilevante, in una zona a rischio sismico e a pericolo alluvionale nel bel fianco della capitale della cultura italiana per l’anno 2024? E perché la Regione Marche del governatore uscente Acquaroli, non ha inserito questo sito tra quelli da sanare?

Il proponente motiva così l’intervento affaristico (una parziale riconversione: l’impianto nazionale rimane intatto, alla stregua di alcuni serbatoi di combustibili liquidi) basato sull’importazione del costosissimo LNG da fonte fossile:

«Il progetto prevede la riconversione del deposito FOX Petroli di Pesaro per far fronte in una prima fase ad una domanda crescente di LNG”… i serbatoi con maggior impatto dall’esterno saranno rimossi per fare spazio a due linee di liquefazione del gas metano a basso impatto paesaggistico con capacità annua di circa 140.000 tonnellate di GNL».

A parte il paradosso disecologico e diseconomico, un altro fatto è certo: a tutt’oggi, non esistono prove sulla “domanda crescente di LNG”, piuttosto il contrario. Non è tutto: la Fox Petroli detiene – non è dato sapere per quale ragione giuridica o miracolo demaniale dell’Autorità portuale – anche una rinnovata concessione (25 anni) al porto per il terminale di due fatiscenti oledotti (inutlizzati da oltre un decennio) che corrono lungo il fiume Foglia, ormai trasformato in una cloaca da fine del mondo.

Pesaro merita rispetto per la salute dei suoi abitanti e la sua storia. Cosa si attende a ristabilire la salubrità ambientale degna di uno Stato di diritto?

Cui prodest? A chi giova il peggio? Da mezzo secolo e passa chi garantisce una sfacciata impunità agli intoccabili Berloni? Un classico: chi controlla i controllori?

Un disastro in piena regola e nessuna forza politica che abbia il coraggio di presentarsi con un progetto serio e realistico per la bonifica di quell’area e per la salvaguardia del territorio. Il fatto è ancora più inquietante se si pensa che un’idea del genere potrebbe costituire un salvifico piano economico nel presente. Eppure nessuno sembra pensare al futuro in termini puramente ecologici. Ma i Berloni (e i loro manutengoli) sono convinti davvero di poter comprare tutto e tutti?

Post scriptum

Il metano arriverebbe alla Fox in forma gassosa attraverso il gasdotto TAP in costruzione (61 espropri solo nel pesarese);

il gas verrebbe liquefatto alla Fox a 162 gradi sotto zero (GNL) e stoccato. Il Gnl verrebbe prelevato da autocisterne e distribuito nel centro nord Italia per uso *autotrazione*  e non per uso domestico a Pesaro (quindi interesse privato);

– il metano arriverebbe con il TAP dall’ Azerbaijan (2% di proprietà russa);

– i due oleodotti servirebbero in futuro perché nei piani Fox-Q8 ci sarebbe la conversione dello stoccaggio a Pesaro per il bio metano di Vasto. Questo arriverebbe via mare… presumibilmente con la costruzione di una piattaforma al largo (dato il basso pescaggio del porto);

il passaggio al bio metano (con percentuali di idrogeno secondo i piani GreenFox) sarà finanziato dal PNRR.

Riferimenti:

https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/9384/13771?pagina=22

https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/9384/13771?pagina=1

https://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Ambiente/Rifiuti-e-bonifiche/Siti-contaminati

https://scijournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1002/ese3.1934

https://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/fox-petroli-cambia-tutto-un-progetto-da-50-milioni-per-riqualificare-lintera-area-95372320

https://www.q8.it/q8-per-il-futuro/comunicazione/ecofox

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