
di Gianni Lannes
Narrare è la prima fase del curare: chi non è colpito forse non può capire appieno il bisogno di non serbare tutto il peso dentro, ma di condividerlo con gli altri per renderlo sostenibile. Sia ben chiaro: il dolore non si ostenta.
Quando ho perso la mia giovane moglie a causa di un gliobastoma a livello cerebrale in appena trenta giorni, pensavo di aver già dato abbastanza. Invece… è giunta la bella estate. Così sono diventato un testimone diretto.
Benvenuti nel club esclusivo del cancro, all’insegna della nocività ambientale seminata quasi ovunque da chi detiene il potere e alla rinfusa annichilisce la specie umana.
All’inizio sono entrato in questo circolo sempre più allargato senza saperlo, col lasciapassare d’ufficio di una neoplasia asintomatica. Di certo, non mi sono mai iscritto volontariamente e ne avrei fatto a meno.
Non sono invulnerabile: l’ho scoperto un istante prima di varcare l’ingresso della sala operatoria, quando mi sono affidato a due anestesisti. Poi il chirurgo ha rimosso il tumore, già identificato ma ben nascosto.
Attenzione. Medici e specialisti interpellati non sanno dire due cose fondamentali: origini e cause del male o del peggio; al massimo fanno cenno ai fattori di rischio. Una domanda senza risposta: chissà da quanto tempo l’alieno albergava in me succhiando energia vitale?
Almeno la letteratura in materia parla chiaro: quando la lesione colpisce il secondo cervello, al secondo e terzo stadio la sopravvivenza a un lustro varia tra il 60 e l’80 per cento, a seconda del coinvolgimento dei linfonodi. Mentre al quarto stadio (quello finale) la resistenza vitale a 5 anni si attesta intorno al 10-15 per cento. Insomma, le statistiche non mentono.
Nessun eroe. A me il cancro non è arrivato per caso: l’ho stuzzicato e me lo sono andato proprio a cercare. Per tutta una vita lavorativa ho soggiornato nel suo habitat, attraversando luoghi dove la vita è stata annientata o resa impossibile. L’ho fatto per una sola ragione: il mestiere del giornalista non è solo il mio lavoro di ricerca della verità, ma la mia missione (come tanti altri colleghi morti troppo prematuramente) in questa terrena dimensione.
In ogni caso la sofferenza ha un vantaggio: sfoltisce in un battibaleno la falsità e l’ipocrisia che attorniano il vivere comune. Il dono è la solitudine interiore.
Chemio e radioterapia? No, grazie. La battaglia è appena iniziata. Una cosa è certa: mai arrendersi ma combattere sempre.
Scrivi una risposta a LA GUERRA DENTRO E FUORI! – Gianni Lannes Cancella risposta