di Gianni Lannes

La guerra del passato che non tramonta e le sue conseguenze letali ai giorni nostri. Benvenuti a Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara, dove nel secolo scorso, almeno fino al 1943, la Dinamite Nobel unitamente alla Montecatini (ma non solo) produceva segretamente aggressivi chimici (vietati dalla Convenzione di Ginevra del 1925), in particolare l’iprite (10 tonnellate al giorno). Proprio con questa sostanza cancerogena fabbricata in loco sono state confezionate le micidiali bombe C500 T, usate dalla Regia Aeronautica per bombardare la popolazione di Etiopia, Eritrea, Somalia e Libia.

I medesimi ordigni erano stati occultati nel XIV deposito militare sotto Urbino per ordine di Benito Mussolini, impartito nel giugno dell’anno 1939 (almeno così attestano i documenti ufficiali rinvenuti presso l’Archivio di Stato ad Urbino). L’intero arsenale proibito (100 mila bombe) nell’estate del 1944 (giugno-agosto) è stato affondato dai tedeschi (Sonderkommando Meyer) in almeno sette aree marine dinanzi a Pesaro, ma anche Fano, Gabicce e Cattolica. E lì giacciono con il loro carico mortale, ad appena 12 metri di profondità. Non è tutto: “I militari tedeschi hanno gettato in mare le bombe all’iprite anche al largo di Ortona”, rivela e conferma lo storico Vito Antonio Leuzzi.
In Abruzzo, quel polo bellico non è mai stato bonificato: addirittura è stata utilizzata una miniera nascosta e dimenticata per far sparire i veleni bellici che seguitano ad annientare la vita. L’anno scorso ne parlai al sindaco Salvatore La Gatta, che era intenzionato a chiamare in causa il governo Meloni per la bonifica; ma purtroppo il cancro non gli ha dato scampo. Oltre 5 lustri fa, realizzai un servizio giornalistico per la trasmissione “Verso Sud” di Rai 3, intervistando due anzianissimi operai: Campitelli e Di Carlo, memorie storiche preziosissime. Inoltre, sempre in loco, la Montedison ha realizzato illegalmente almeno tre gigantesche discariche di rifuti chimici industriali, inquinando anche la parte terminale del cristallino fiume Tirino alla confluenza con l’Aterno (Pescara).
Su una collina di Bussi sul Tirino il 14 dicembre 1943 furono trucidati da un plotone germanico, dopo un processo sommario (farsa) a Bussi Officine, dieci giovani partigiani (compresi alcuni ufficiali dell’esercito italiano): i loro corpi furono occultati dai nazisti del terzo reich in una cava di pozzolana in località Parata. Questa, però, è un’altra tragica storia.
Riferimenti:
Gianni Lannes, Bombe a…mare, Nexus edizioni, Battaglia Terme, 2018.
https://sulatesta.blog/?s=iprite





























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