

(Pesaro: sede Fdi – estate 2025 – foto Gilan)
di Gianni Lannes
Fatti concreti e inquietanti di cogente attualità. Il 2 agosto 2007 Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Italo Bocchino, Maurizio Gasparri e altri onorevoli camerati, in Parlamento hanno tentato di depistare la strage di Bologna. In Italia, fra gli attuali eredi del fascismo spicca Giorgia Meloni, il cui percorso partitico inizia con “Azione Giovani” (costola di Alleanza nazionale, già Msi).

Oggi le sedi centrali e periferiche di Fdi ospitano gigantografie di Giorgio Almirante con in basso a destra il rispettivo logo. L’inossidabile nume tutelare delle sorelle Meloni (ovvero Almirante) era un teorico della razza ariana, un nazifascista di Salò, nonché un fucilatore di partigiani che nel 1946 ha tirato fuori dalle fogne della storia l’Msi, con tanto di fiamma tricolore, tanto cara al devoto Benito Ignazio La Russa. Oggi questo collezionista di busti del duce siede a capo del Senato italiano.
Sono tornati, anzi non se ne sono mai andati. L’aria che tira nello Stivale dove gli squadristi – d’ogni infimo livello – hanno ricominciato ad alzare la cresta: a Cattolica di recente, ignoti hanno vandalizzato e devastato la sede dell’Anpi.

(Pesaro: sede Fdi – estate 2025 – foto Gilan)
Oggi è senza dubbio la messa in discussione delle leggi costituzionali a rivelare la natura del regime che la Meloni intende affermare nel Belpaese. Non a caso, Giorgia ha sempre ostinatamente rifiutato di riconoscere la componente antifascista di una Costituzione democratica e progressista. Eppure, l’antifascismo è un valore politico. Sempre la Meloni ha dichiarato pubblicamente che “la verità sulle stragi di Stato non si saprà mai”. Non a caso, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (Nar), nonostante ben 9 ergastoli cadauno, non sono in galera. Per loro vale il segreto tombale e lo scontone di pena.
Proprio il governo Meloni attualmente è a capo dell’offensiva tesa a smantellare le garanzie costituzionali: la costruzione di un nuovo arsenale repressivo, una riforma della giustizia che attenta all’indipendenza della magistratura, l’ampliamento a dismisura dei poteri dell’esecutivo senza più controlli effettivi del Parlamento (gradualmente esautorato), nonché del presidente della Repubblica.
Nel bersaglio totalitario dell’intimidazione di Stato c’è anche la libertà d’informazione. Infatti, mentre la Rai (ex servizio pubblico) viene sempre più lottizzata dagli inquilni pro tempore di Palazzo chigi, si moltiplicano i procedimenti giudiziari contro i giornalisti (sistematicamente spiati dai servizi di intelligence per conto terzi) accusati infondatamente di diffamazione contro le autorità.
Non è tutto: c’è di peggio. A proposito della presenza in Italia dell’arsenale nucleare di guerra targato Washington, la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti (figlia dell’eversore nero Pino Rauti), il 12 luglio 2023 in risposta ad un’interrogazione parlamentare, ecco cosa risponde ufficialmente, a nome dell’esecutivo tricolore meloniano, in palese violazione delle legge italiana di ratifica del Tnp (legge 131/1975), ma soprattutto dell’articolo 11 della Costituzione repubblicana:



L’Italia sta sprofondando nel più nefasto e disastroso trapassato remoto? A titolo di esempio, narra la cronaca documentata, che addirittura nelle Marche il governatore uscente (candidato nuovamente alla poltrona del capoluogo regionale), tale Acquaroli ha partecipato ad una cena in provincia di Ascoli di Piceno per commemorare la marcia fascista su Roma del 1922, addirittura in un luogo dove i nazifascisti hanno fatto strage di civili. Lo stesso Acquaroli, sulle armi chimiche mussolinane (100 mila: bombe all’iprite e ordigni all’arsenico) affondate dai tedeschi nel 1944 nel mare soprattutto di Pesaro (ma anche di Fano e Gabicce), pur interpellato per chiarimenti giornalistici non risponde; dunque politicamente è istituzionalmente latitante. Insomma, è il solito “me ne frego”. A proposito e per stare sul pezzo: ma che lavoro effettivo svolgeva il predetto Acquaroli prima di entrare in Parlamento nel 2018 e poi a capo della regione Marche?
Allora, un dato su cui riflettere: sempre più persone non vanno più a votare. Brava gente? I fascisti attuali, comunque, non sono maggioranza. L’attuale governino in carica dal 22 ottobre 2022 rappresenta appena il 24,7 per cento del corpo elettorale: 12,5 milioni di individui su 50,8 milioni di aventi diritto. Si tratta della cifra più bassa e scarsa di tutti i paesi occidentali. Addirittura la suddetta minoranza (allergica alle critiche e insofferente alla libertà) pretende di manomettere la Costituzione repubblicana e antifascista sempre più inapplicata.
Prendiamo ad esempio il premierato che porta non solo ad una concentrazione di poteri nel primo ministro o presidente del consiglio (la figura del premier non esiste nel diritto costituzionale italiano) anche una riforma della legge elettorale in senso maggioritario, da inserire direttamente in una Costituzione snaturata. Il rischio concreto è che si arrivi a uno strapotere della maggioranza, senza più limiti, proprio il contrario che i costituenti, usciti dall’esperienza del fascismo, volevano evitare. Questa deriva autoritaria incarnata dagli eredi del fascismo, segna il passaggio dalla democrazia incompiuta alla tecnocrazia autoritaria. Insomma, dal fascismo allo sfascismo. Un fatto è attualmente certo: l’Italia è priva di indipendenza e vanta una sovranità condizionata, ovvero limitata.
Riferimenti:
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1975/04/30/075U0131/sg
https://sulatesta.blog/?s=meloni
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