
di Gianni Lannes
Conta sapere per non dimenticare. A proposito della strage di Ustica, ecco una sentenza: “La verità non si saprà mai”. Parole di Giorgia Meloni, Ignazio Benito La Russa, Fabio Rampelli e camerati, racchiuse nella proposta di legge numero 1971 presentata il 21 gennaio 2014, fulmineamente sepolta dall’oblìo. Da dove deriva questa certezza istituzionale in chi dall’anno 2022 comanda (per conto atlantico) il governo italiano e siede sulla poltrona della seconda carica dello Stato? Perché la verità è indicibile se tocca le azioni criminali di Israele? Per via del trasferimento di tecnologia nucleare dall’Italia e dalla Francia all’Iraq in cambio di petroldollari e commesse militari, ostacolato da Tel Aviv, che nell’intento di colpire un velivolo francese ha condotto alla morte i passeggeri del Dc9 Itavia, sacrificato e non soccorso dal governo Cossiga? Anche ora gli affari lucrosi e gli equilibri geopolitici sono più importanti della vita di cittadine e cittadini, inclusi neonati e bambini.
Alla prova dei fatti, appena 11 anni dopo, Meloni e il collezionista di busti mussoliniani La Russa, ormai assurti ai vertici della nazione tricolore, sembrano completamente disinteressati a far luce su un gravissimo crimine internazionale impunito. Banale smemoratezza? Forse, non a caso, da quando si è insediata a Palazzo Chigi nel 2022, la ducetta del primo governo a matrice fascista della Repubblica italiana non ha risposto a ben 13 atti parlamentari di sindacato ispettivo (interrogazioni ed interpellanze) proprio sull’eccidio che tolse la vita a 81 persone sul volo IH 870 da Bologna a Palermo la sera del 27 giugno 1980, ma non solo. Infatti, in seguito almeno 21 testimoni scomodi furono eliminati dietro le quinte, mediante suicidi mascherati, incidenti stradali e finte aggressioni a scopo di rapina (ad esempio: il generale Roberto Boemio, ucciso il 12 gennaio 1993 a Bruxelles ove si trovava per lavoro come consulente dell’Alenia. Nel 1980 era Capo di Stato Maggiore presso la Terza Regione Aerea di Bari. Boemio, già ufficialmente convocato, doveva rientrare in Italia per essere interrogato da Priore).
Come ha scritto il giudice istruttore Rosario Priore nella sua sentenza ordinanza del 31 agosto 1999: “Un’altra sua testimonianza inerente gli incidenti aerei in disamina, a seguito delle risultanze istruttorie emerse dopo le sue prime dichiarazioni, sarebbe risultata di grande utilità.” Ma, a tutt’oggi, alla distanza di ben 32 anni, la magistratura belga non ha ancora risolto il caso.
Senza contare il disastro di Ramstein del 28 agosto 1988 (67 vittime e 346 feriti), in cui furono assassinati mediante un sabotaggio dei velivoli delle Frecce Tricolori i piloti ed ufficiali dell’AM, i veterani Ivo Naldini e Mario Nutarelli, testimoni oculari di quanto accaduto 45 anni fa. L’incidente non fu dovuto a un errore di manovra, ma a un sabotaggio eseguito per eliminare due testimoni della strage di Ustica. Nella sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore, a pagina 4667, laddove il magistrato parla dei colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli, ufficiali dell’AM e componenti della pattuglia acrobatica, è scritto: «[…] È emerso in più punti dell’inchiesta, i due ufficiali piloti, del gruppo intercettori, in servizio presso l’aeroporto di Grosseto, la sera del 27 giugno 1980 fossero in volo su F104, fino a 10 minuti circa prima della scomparsa del DC9 Itavia – il loro atterraggio all’aeroporto di Grosseto è registrato alle 20:45 e 20:50 locali; che questo velivolo, insieme ad altro con ogni probabilità quello dell’allievo, avesse volato per lunga tratta di conserva al velivolo civile; che durante questo percorso e al momento dell’atterraggio avesse sbloccato i codici di emergenza.».
Il gioco delle finzioni politiche all’italiana ha fatto il suo tempo; anche la maschera di Giorgia Meloni è caduta da un bel pezzo. Ma qualcuno nel Belpaese se n’è accorto?
Riferimenti:
https://www.ilrestodelcarlino.it/macerata/cronaca/2010/06/29/351158-morte_roberto.shtml


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