MANIFESTO DI VENTOTENE: DISTRAZIONI DI MASSA E MENZOGNE MELONIANE!

di Gianni Lannes Un classico: per distrarre l’opinione pubblica dai gravi problemi aggravati e non risolti dal Governo Meloni. E quando non basta la capa dell’esecutivo propina anche le menzogne sulla storia. L’erede della fiamma tricolore e del fascismo mussoliniano che attualmente bivacca a Palazzo Chigi in Parlamento ha maldestramente attaccato il Manifesto di Ventotene…

di Gianni Lannes

Un classico: per distrarre l’opinione pubblica dai gravi problemi aggravati e non risolti dal Governo Meloni. E quando non basta la capa dell’esecutivo propina anche le menzogne sulla storia. L’erede della fiamma tricolore e del fascismo mussoliniano che attualmente bivacca a Palazzo Chigi in Parlamento ha maldestramente attaccato il Manifesto di Ventotene con citazioni distorte, monche e decontestualizzate. Insomma, una sgangherata provocazione – che puzza d’ analfabetismo funzionale – utile a mantenere il cadreghino e disorientare l’opinione pubblica. Perché Sergio Mattarella dal Quirinale tace?

Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia”. L’Europa messa nera su bianco a Ventotene nel 1941 è figlia del suo tempo, ma lo spirito del Manifesto va ben oltre il tempo e le opinioni superficiali di chi ora tenta di strumentalizzarlo come Giorgia Meloni. I suoi autori, oppositori politici del fascismo, furono reclusi per anni a Ventotene. In ogni caso l’Italia e l’Europa – in democrazia sia pure incompiuta – hanno consentito anche ad una post-fascista di parcheggiarsi al governo.

Inizialmente articolato in quattro capitoli, il Manifesto venne diffuso clandestinamente. Nel 1944, poco prima di essere assassinato dalla milizia fascista, Eugenio Colorni ne curò la versione definitiva in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra. L’unità europea e Compiti del dopoguerra. La riforma della società. La maggior parte del testo fu elaborata da Spinelli, mentre Rossi contribuì alla prima parte dell’ultimo capitolo.

Il Manifesto di Ventotene: il suo vero titolo è “Per un’Europa libera e unita – Progetto di un manifesto”. Si tratta di un documento scritto nel 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, dagli antifascisti Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi condannati al confino dal regime fascista sull’omonima isola del Mar Tirreno. Il testo divenne di dominio pubblico solo tre anni più tardi, nel 1944, grazie alla pubblicazione per mano del socialista Eugenio Colorni, che nello stesso anno fu assassinato a Roma dalla violenza squadrista dei fascisti.

Il Manifesto di Ventotene è diviso in tre parti. Le prime due, redatte da Spinelli, vertono sulla crisi sociale e su come organizzare praticamente l’Europa unita dopo la guerra. La terza sezione, firmata da Rossi, parla invece di riforme ed economia. Al manifesto contribuirono anche altri socialisti e antifascisti, incluso Colorni, in un’Europa ancora devastata dall’incubo e martoriata dall’occupazione nazifascista.

Spinelli e Rossi non erano comunisti, ma membri di una sinistra che si opponeva tanto al fascismo quanto alla deriva stalinista in Unione Sovietica (il che attirò sul manifesto le critiche di socialisti e comunisti italiani). Proprio per quest’ultima corrente, Spinelli fu espulso dal Partito Comunista, mentre Rossi indugiava su posizioni più liberali al punto da fondare il movimento Giustizia e Libertà. Nel 1955 Rossi contribuì poi al Partito Radicale, mentre Spinelli fu eletto deputato ed eurodeputato da indipendente nelle liste del Pci.

Quando nacque e si sviluppò l’Europa unita, le istituzioni comunitarie tributarono la giusta importanza a coloro che sono tuttora considerati i padri fondatori. Tra questi figura anche Altiero Spinelli – co-autore del Manifesto di Ventotene nonché eurodeputato e membro della Commissione Ue negli Anni Settanta e Ottanta -, al quale è intitolato il palazzo dell’Europarlamento di Bruxelles. Il documento stilato 84 anni fa suggeriva un europeismo federalista mai sperimentato. Non è un segreto, che molte delle Costituzioni dei singoli Stati europei dopo la guerra siano state scritte sotto dettato statunitense, incluse le varie forme di aggregazione comunitaria che hanno poi portato all’attuale Ue.

Le idee di Ventotene arrivarono sulla terraferma italiana nel 1943 e stimolarono la nascita di un movimento federalista europeo. Il filo diretto tra Ventotene e Bruxelles divenne sempre più evidente nel dopoguerra. Da eurodeputato e membro della Commissione Ue, nel 1984 Spinelli promosse il “Progetto di Trattato per l’Unione Europea”. In particolare, dal manifesto del 1941 fu ripreso integralmente quell’impianto funzionalista (cioè per una compiuta integrazione economica) che portò alla formazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio nel 1951, prima configurazione concreta dell’integrazione europea. Ancora oggi, il documento di Ventotene è considerato uno dei testi fondanti dell’Ue, tradotto e studiato in tutte le lingue ufficiali degli Stati membri.

Il testo di Rossi e Spinelli portò, con inevitabile interpretazione postuma da parte dei padri biologici dell’Ue, all’idea di una federazione europea ispirata ai principi di pace e libertà, con base democratica dotata di Parlamento e governo e alla quale ogni Stato membro affida ampi poteri, dal campo economico alla politica estera. La tesi degli autori è che la restaurazione dei vecchi Stati-nazione avrebbero fatto ripiombare l’Europa nella guerra. In questo senso una sovrastruttura comunitaria era necessaria anche ai piani degli Usa, ai quali serviva un’Europa pacificata al suo interno e controllabile attraverso istituzioni economiche e politiche sovranazionali. Oltre che con la Nato, il vero e attuale esercito comune europeo sotto l’egida degli egemoni americani.

Un primo passaggio additato dalla Meloni recita: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista“. Un altro postula invece che la proprietà privata “deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso”. Peccato che Giorgia Meloni si sia dimenticata di citare la seconda e più importante parte della frase: “non dogmaticamente in linea di principio”.

Riferimenti:

  • Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto, con Ernesto Rossi, 1941. [prima stesura del manifesto di Ventotene, perduto];
  • Il Manifesto del Movimento Federalista Europeo. Elementi di discussione, in “Quaderni del Trattato Federalista Europeo”, n. 1, agosto 1943. [seconda stesura del manifesto di Ventotene];
  • Problemi della Federazione europea, con Ernesto Rossi, Roma, Edizioni del Movimento italiano per la Federazione europea, 1944. [terza stesura del manifesto di Ventotene];
  • Il Manifesto di Ventotene, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, prefazione di Eugenio Colorni, Milano, Arnoldo Mondadori, 2006.

https://web.archive.org/web/20170910203006/http://acs.beniculturali.it/home/trattati-di-roma/

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