
di Gianni Lannes
Può il Presidente del Consiglio tricolore irridere lo Stato di diritto, calpestare la democrazia e ridacchiare della lotta di chi ha combattuto il nazifascismo al prezzo della propria vita e libertà? No. Giorgia Meloni disprezza il Manifesto di Ventotene durante le comunicazioni in Parlamento del presidente del Consiglio. Il primo ministro si esprime sull’Unione Europea e fa riferimento al documento redatto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941 durante il confino fascista presso l’isola di Ventotene. Cos’è il Manifesto? Cosa c’è scritto? Il titolo originale del documento, inizialmente costituito da 4 capitoli, era “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”: Spinelli, Rossi e Colorni promuovevano l’unità politica europea con un testo che è tuttora considerato una pietra angolare nella costruzione di un’Europa unita, con la necessità di creare un organismo con parlamento e con un esecutivo in grado di esercitare un ruolo reale e concreto in particolare nei settori dell’economia e della politica estera.
Cosa ha detto Meloni oggi alla Camera? “Anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il manifesto di Ventotene, ora io spero che tutte queste persone in realtà non abbiano mai letto il Manifesto di Ventotene, perché l’alternativa sarebbe francamente spaventosa, però a beneficio di chi ci guarda da casa e chi di chi non dovesse averlo mai letto io sono contenta di citare testualmente alcuni passi salienti del Manifesto”, le parole dell’inquilina pro tempore di Palazzo Chigi nel passaggio più contestato del suo intervento. Meloni legge tra le contestazioni: “Primo: ‘la rivoluzione Europea per rispondere alle nostre esigenze dovrà essere socialista’ e fino a qui vabbè, ironizza. E ancora ‘La proprietà privata deve essere abolita, limitata…’” . Meloni ha aggiunto altro, citando poi un nuovo passaggio: “‘La politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria’, e il manifesto conclude che ‘il partito rivoluzionario attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto, non da una preventiva consacrazione da parte dell’ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna’. ‘Attraverso questa dittatura del partito si forma il nuovo stato e attorno a esso la nuova democrazia’”. Insomma, cinismo politico e ignoranza abissale in chi veste un abito istituzionale.
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