di Gianni Lannes
Nel Belpaese non ci facciamo mancare nulla. Il Portolano della navigazione edito a Genova dall’Istituto Idrografico della Marina parla chiaro e attesta che non vi è stata alcuna bonifica, nonostante le promesse del Governo italiano e della Nato nel corso della guerra in Jugoslavia: i mari che circondano l’Italia pullulano di ordigni inesplosi d’ogni genere: chimici, radioattivi e convenzionali. Un quarto di secolo fa il governo tricolore stanziando appena 60 miliardi di lire mise a tacere le proteste civili dei pescatori. Già l’edizione dell’anno 2006 (pagine da 29 a 36) e quelle successive fino al 2024 attestano in modo incontrovertibile ed inequivocabile la gravissima situazione di inquinamento, con irreparabili conseguenze sanitarie a danno della salute ambientale ed umana. Non è tutto: anche le incessanti esercitazioni belliche dell’Alleanza atlantica, hanno contribuito a trasformare i fondali marini in pericolose discariche. di cui l’opinione pubblica non è minimamente al corrente, mentre le autorità preposte al monitoraggio marino appaiono in letargo.

L’Adriatico, un mare che impiega circa un secolo per il ricambio delle sue acque superficiali, è il più colpito. Qui nel 1946 gli Alleati hanno affondato armi chimiche al largo di Manfredonia (1 milione di esemplari), mentre i tedeschi nell’estate del 1944, hanno disperso ben 100 mila bombe imbottite di iprite e barili metallici di arsenico (rastrellate nel deposito segreto di Urbino ordinato da Mussolini nel 1939) al largo di Pesaro (a una distanza variabile dalla costa da 2,5 a 5 miglia). Nel 2010 Luca Ceriscioli, allora sindaco di Pesaro, indirizzò due missive al ministro della Difesa Ignazio Benito La Russa (attuale capo del Senato) ed ottenne in cambio una risposta evasiva e tranquillizzante ovvero menzognera.

Eppure, il 20 novembre 1951, in risposta all’interrogazione parlamentare di Enzo Capalozza (avvocato, deputato, poi senatore e giudice della Corte Costituzionale) il sottosegretario alla Marina Mercantile Tambroni, confermò la letale presenza, indicando 6 aree marine prospicienti il litorale pesarese fino a lambire anche Fano e Cattolica.




“Il 28 marzo 2017 nel corso della seduta numero 60 del Consiglio regionale, non fu approvata la mozione numero 175 per approntare un intervento di bonifica” mi ha rivelato ieri (12 marzo 2025 in un’intervista filmata ed esclusiva) il professor Ceriscioli all’epoca presidente della Regione Marche, oggi tornato all’insegnamento scolastico come docente di matematica in un istituto tecnico. Singolare coincidenza: in quell’occasione Andrea Biancani (attualmente sindaco di Pesaro) in veste di consigliere regionale espresse un voto contrario al risanamento ecologico.
Comunque, vale sempre il principio giuridico internazionale “chi inquina paga”. Ma c’è un giudice almeno a Berlino?
Riferimenti:
Gianni Lannes, Bombe a..mare, Nexus edizioni, Battaglia Terme, 2018.
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