di Gianni Lannes
In democrazia e in uno Stato di diritto, le domande sono fondamentali, quando tendono a raggiungere la verità. Allora perché dopo quasi 19 anni la Direzione Marittima di Ancona, la Capitaneria Portuale di San Benedetto del Tronto, la Procura della Repubblica di Fermo ed il Tribunale di Ascoli Piceno si ostinano a negare l’effettivo accesso (al fascicolo giudiziario) ed il rilascio delle numerose videoriprese subacquee effettuate inizialmente (a mezzo di Rov) dal I° Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera, dai Vigili del Fuoco di Ancona e dalla Rana Diving con l’ausilio dell’Ilma di Ancona?
Perché il relitto non è mai stato recuperato pur avendo sperperato quasi 800 mila euro (denaro pubblico) con l’avallo del procuratore capo Piero Baschieri, del comandante Luigi Forner e di funzionari del ministero della Giustizia; addirittura il ministro dei Trasporti dell’epoca (Bianchi) ha dichiarato il falso in risposta ad un atto parlamentare di sindacato ispettivo?
Perché le autorità italiane non hanno mai menzionato la presenza nella zona in cui è stato affondato il motopesca di un’area marina destinata ai giochi di guerra in tempo di pace, come attesta la carta nautica numero 1050, edita a Genova dall’Istituto Idrografico della Marina?
Perché non sono state svolte indagini accurate sulle attività Nato, ma sono andati in onda soltanto insabbiamenti, depistaggi e ora pure maldestre censure statunitensi? Oggi 12 marzo 2025 Google ha spento dopo 13 anni e senza un motivo il diario internautico Su la testa! Soluzione da algoritmo dettato dall’intelligenza artificiale o censura preventiva e definitiva?
La verità si può insabbiare, nascondere, ferire, ma non uccidere, perché prima o poi viene a galla.
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