
di Gianni Lannes
Storia di cogente attualità: invisibile ai più. Tanti altri morti e neppure l’eco mediatico. Ancora una volta, sotto un crasso Natale si ha notizia di un naufragio di esseri umani partiti dalla Libia e dispersi al largo dell’Italia. Le autorità nostrane sono al corrente dell’ennesima tragedia, ma non hanno mosso un dito per salvare vite umane.
Nell’indifferenza generale almeno altre 116 persone, tra grandi e piccini, hanno perso la vita annegando nelle acque del Canale di Sicilia.

Il 20 dicembre Alarm Phone aveva ricevuto informazioni sul barcone partito da Zuwara e affondato il 19 dicembre scorso; ha così informato le autorità e ha riportato che la Guardia Costiera italiana ha ricevuto l’allerta, ma non risulta che siano state lanciate operazioni di ricerca e soccorso. Risultano noti soltanto i sorvoli di Frontex.
Come se niente fosse accaduto, chi s-governa l’Italia ha addirittura parlato di identità italiana davanti al presepe che simboleggia una famiglia di antichi profughi in Palestina, mentre nel Belpaese ha già ristretto l’accesso all’asilo.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni nel 2025 ci sono stati circa 1.200 fra morti e dispersi nel Mediterraneo, mentre i migranti respinti alle frontiere dell’Europa – finanziando con denaro pubblico sedicenti polizie nordafricane – sono almeno 26 mila.
Cinismo, ipocrisia e retorica: alla fine dov’è l’umanità?
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