
di Gianni Lannes
L’arresto in Libia di Almasri è una buona notizia e una conferma di tutte le menzogne del Governino Meloni, che a gennaio scorso lo aveva accompagnato a casa su un volo di Stato tricolore. Ora l’aguzzino non potrà più violentare, né seviziare e uccidere migranti inermi. Ma sarà mai estradato alla Corte dell’Aja? Si tratta di un’operazione di facciata del primo ministro Abdulhamid Dbeibah per ottenere credibilità internazionale e seguitare e sfruttare gli aiuti economici italiani, dopo l’ennesimo rinnovo del memorandum Italia-Libia inventato da Gentiloni, confermato da Conte e sfruttato dalla Meloni?
Tra le tante balle propinate dall’esecutivo meloniano, nessuno ha mai sostenuto che Almasri non sia stato consegnato alla Cpi a causa della richiesta concorrente della Libia. Il passaggio cruciale è stato sottolineato anche dalla Cpi in un suo provvedimento datato 17 ottobre 2025: “Almasri non era stato consegnato alle autorità libiche a seguito di una procedura di estradizione, ma aveva fatto ritorno in Libia in libertà”.
Questa vicenda insegna che anche il non Stato libico, dilaniato da una guerra per bande che lucrano sul traffico dei migranti, può insegnare a Meloni, Salvini e Piantedosi, le regole basilari del diritto internazionale.
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