
di Gianni Lannes
La guerra è la malattia del mondo. Appena scoppia provoca dolori infiniti, distruzioni, orrori, morte. Ma le guerre continuano a mietere vittime anche dopo la loro fine apparente. Ne sono tragici esempi le armi chimiche disseminate in mari e oceani, anche in Italia, da nazitedeschi e statunitensi nel 1944 e 1945, che ancora giacciono sui fondali dello Stivale. Bombe invisibili alle autorità (che pure sanno tutto): esse colpiscono e mietono ignare vittime – senza distinzioni d’età – silenziosamente anche dopo tanto tempo.
E così la “Sindrome dei Balcani”, ovvero la lunga serie di malattie provocate dall’esposizione ai proiettili e agli ordigni caricati con uranio impoverito disseminati in Jugoslavia e spesos scaricati dai velivoli Nato nel Mare Adriatico. L’inalazione di piccole particelle infinitesimali non lascia scampo: nel corpo di soldati, civili e persino giornalisti. I veleni fabbricati dall’uomo a distanza di innumerevoli anni si ripresentano quasi fossero un prolungamento dell’orrore bellico, e colpiscono chiunque, o meglio chi capita.
Nutrito dalle emblematiche vicende belliche dell’ultimo trentennio a cui ho assistito in prima linea, nonché dalle visite alle centrali nucleari e alle discariche ecomafiose sparse nel Belpaese, oggi ho incontrato due oncologi per una visita specialistica (consigliata), dopo la resezione di un’adenocarcinoma. Stamani sono approdato al previsto incontro privo di energie fisiche, ma non mentali. Mi hanno suggerito e proposto la chemioterapia in un percorso standardizzato, dove il paziente è soltanto un numero, o peggio una cavia. Niente di risolutivo, ma soltanto un palliativo per allungare i giorni, tanto per valutare l’effetto statistico che fa sull”esistenza che si spegne un pò alla volta. Allora, no grazie! Tempesta per bufera, tanto meglio nuotare ogni giorno in mare anche col freddo. L’acqua rigenera il corpo e nutre con la poesia della bellezza naturale i pensieri ribelli.
La cura del cancro è una balla colossale che serve a mantenere in piedi un sistema che specula sulla malattia. La nocività ambientale (alla voce inquinamento) non è soltanto una conseguenza deleteria del modo di produzione industriale, ma un sistema per il controllo e infine per il dominio dell’umanità sempre più debole e sottomessa. La salvezza è l’amore per la vita, la salvaguardia reale dell’ambiente.
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