
GOVERNO MELONI: COMPLICE DEL GENOCIDIO IN PALESTINA!
di Gianni Lannes
Secondo i dati ufficiali dell’Onu l’esercito israeliano per ordine di Netanyahu (ricercato per crimini di guerra, un criminale che Giorgia Meloni bacia e abbraccia) ha assassinato 70 mila civili palestinesi, di cui oltre 20 mila bambini.
Negli ultimi dieci anni il commercio internazionale di armi italiane è cresciuto del 132 per cento. Secondo l’ultimo rapporto dello Stockholm international peace research institute (Sipri), datato marzo 2025, quasi tutte le armi fornite all’Israele dall’estero provengono dalle seguenti nazioni: Stati Uniti d’America, Germania, Italia.

L’Italia – statistiche inequivocabili alla mano – si classifica al terzo posto a livello mondiale tra i maggiori fornitori di armi a Israele. Fino a prova contraria, anche per il Belpaese non c’è alcuna intenzione di interrompere gli aiuti bellici, nonostante le altisonanti menzogne governative profferite in tal senso da tutto il cuccuzzaro parassitario che bivacca a Palazzo Chigi. Peggio: il territorio italiano è utilizzato per le triangolazioni belliche verso Israele, come attesta la recente vicenda di Ravenna, dove è intervenuto il sindaco per bloccare la partenza di una nave carica di esplosivi.
Ufficialmente le autorizzazioni alle esportazioni di armi a Tel Aviv sono state sospese dalla proclamazione dello stato di guerra, dichiarato il 7 ottobre 2023, lasciando in essere alcune licenze autorizzate prima di questa data e giudicate incompatibili con l’attacco dei civili (con tanto di consegna delle armi durante la guerra). Rapporti non comunque trascurabili, visto che nel 2024 tra le armi e le munizioni l’Italia ha esportato merci in Israele per oltre 5 milioni di euro.
In ogni caso, l’Italia continua a importare massicciamente armi da Tel Aviv. Un affare che ha fruttato ad Israele circa 155 milioni di euro. Come se non bastasse, l’Italia ha infatti aumentato le importazioni, ptanto che Israele è passato in un anno dalla settima alla seconda posizione come fornitore di armi a Roma. Nessun Paese europeo può finora garantire un embargo effettivo, ma Stati come la Spagna, la Francia e il Regno Unito stanno compiendo sforzi effettivi ed evidenti in tal senso. I rapporti commerciali continuano e riguardano anche materiali bellici, ma la differenza rispetto all’epoca precedente alla guerra è abissale. L’Italia, al contrario, ha intensificato gli scambi.
Nel 2024 secondo i ministri Crosetto e Tajani non sono state concesse nuove autorizzazioni di esportazione a Israele; va però notato come dalla Relazione dell’Agenzia delle Dogane risultino 212 operazioni di esportazioni di materiali militari a Israele. Per un valore complessivo di 4.208.757,78 euro. Inoltre nel 2024 sono continuati gli interscambi di materiali militari tra Italia e Israele. Sono state infatti rilasciate 42 nuove autorizzazioni di importazione armamenti verso il nostro Paese per 154.937.788,90 euro. Sempre nel 2024, ne sono state fisicamente importate da Israele per 37.289.708,23 euro».
Al vertice dell’export militare italiano troviamo Leonardo SpA (27,67%), Fincantieri Spa (22,62%), Rheinmetall Italia Spa (6,60%), Mbda Italia Spa (6,25%). Leonardo S.p.A. è una società italiana a controllo pubblico attiva nei settori della difesa, dell’ aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede circa il 30% delle azioni. Fincantieri Spa è invece detenuta al 100% da Cassa depositi e prestiti, ovvero dallo Stato tricolore. A conti fatti, dunque, l’Italietta della Meloni è responsabile al 50 per cento della produzione e vendita di armi all’estero, Israele compresa.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo aver inizialmente sostenuto che le “vendite armi ad Israele” fossero state “sospese dopo il 7 ottobre”, ha dovuto ammettere in Senato a metà marzo di quest’anno dopo l’inchiesta di Altreconomia che quelle “licenze di esportazione verso Israele autorizzate prima del 7 ottobre erano già state in gran parte utilizzate, mentre su quelle non ancora utilizzate, cioè quelle già autorizzate prima, l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) ha fatto una valutazione caso per caso”. Aggiungendo poi che queste non riguardassero “materiali che possano essere impiegati con ricadute nei confronti della popolazione civile di Gaza”.
In totale, gli armamenti italiani hanno provocato la morte di quanti bambini palestinesi, di quanti medici, di quanti giornalisti, di quante donne, di quanti anziani, e di quanti civili della Palestina occupata da Israele in violazione di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite dal 1948 al 2025?

Come mai Meloni e Salvini non stracciano gli accordi segreti di cooperazione militare con Tel Aviv? I governanti italiani – che inviano gli agenti Digos a filmare e fotografare pacifici manifestanti contro il genocidio israeliano in atto – hanno le mani sporche di sangue innocente?


Pesaro: 23 settembre 2025, ore 19:03.
Riferimenti:
https://www.leonardo.com/it/investors/stock-info/shareholders-base
https://www.mef.gov.it/ministero/struttura/societa-partecipate.html
https://www.fincantieri.com/it/investor-relations/investire-in-fincantieri/azionisti/
https://www.pellegrinieditore.it/israele-olocausto-finale

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