GIORGIA MELONI: COMPLICE DEL GENOCIDIO IN PALESTINA E DELLA RAPINA DI IDROCARBURI!

di Gianni Lannes Gli affari (insignificanti sul piano etico) prima di tutto e soprattutto: ecco la vergogna meloniana e dei suoi alleati tricolore a Palazzo Chigi e in Parlamento. Il 5 aprile 2024 una risoluzione del Consiglio diritti umani dell’ONU ha chiesto un embargo globale su tutti i tipi di armi a Tel Aviv, senza…

di Gianni Lannes

Gli affari (insignificanti sul piano etico) prima di tutto e soprattutto: ecco la vergogna meloniana e dei suoi alleati tricolore a Palazzo Chigi e in Parlamento.

Il 5 aprile 2024 una risoluzione del Consiglio diritti umani dell’ONU ha chiesto un embargo globale su tutti i tipi di armi a Tel Aviv, senza fare alcuna distinzione sulla tipologia di materiale bellico inviato. Più recentemente il Governo del Regno Unito ha sospeso decine di licenze di esportazione di armi britanniche verso Tel Aviv, cosa che il Governo italiano non ha fatto, limitandosi a non rilasciare nuove licenze. Fatti inequivocabili, non mere opinioni: i dati ISTAT, aggiornati a maggio 2024, pubblicamente consultabili, mostrano che le esportazioni di armi italiane verso Israele sono proseguite dopo il 7 ottobre 2023 per un valore di 4,6 milioni di euro.

Non è tutto. Il 29 ottobre 2023 a tre settimane dall’inizio della nuova operazione militare di Israele a Gaza, mediante modalità stragistiche contro la popolazione civile palestinese – a seguito degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 – il ministero dell’energia israeliano ha concesso varie licenze per l’esplorazione di giacimenti di gas nelle acque antistanti la Striscia di Gaza. Tra i beneficiari c’è anche Eni SpA.

La firma della convenzione, con cui Eni ha ottenuto la licenza a operare all’interno della zona marittima G, per il 62 per cento palestinese, rappresenta un operato predatorio nello sfruttamento di risorse naturali in termini di approvvigionamento energetico, non curante delle norme del diritto internazionale. L’annuncio di un accordo di tale portata, con rilevanti implicazioni in termini sia geopolitici che di politica industriale ed energetica, è avvenuto in totale assenza di qualsiasi confronto parlamentare o informativa preventiva alle Camere, nonostante le ricadute potenziali sulle strategie energetiche nazionali e sui costi a carico di famiglie e imprese italiane.

Nei primi giorni di febbraio 2024 ha fatto seguito al provvedimento una diffida recapitata a tre società (tra cui Eni) da parte dello studio legale statunitense Foley Hoag per conto di organizzazioni umanitarie palestinesi dove si chiede di «desistere dall’intraprendere qualsiasi attività nelle aree della “Zona G” che ricadono nelle aree marittime dello Stato di Palestina», sottolineando che tali attività costituirebbero una violazione del diritto internazionale.

I giacimenti, infatti, si trovano in acque profonde del Mediterraneo all’interno dei confini marittimi dichiarati dallo Stato palestinese nel 2019 in conformità con le disposizioni della Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos) del 1982 firmata dalla Palestina nel 2015. Più precisamente, lo studio legale Foley Hoag sostiene a buon ed incontrovertibile che il 62 per cento della cosiddetta «Zona G» sia di competenza palestinese. Da qui la richiesta a Eni di fermare qualunque attività nell’area per evitare la possibile complicità in violazione di normative internazionali.

Ai sensi del diritto internazionale, allo Stato di Israele è assolutamente vietato sfruttare le risorse finite non rinnovabili del territorio occupato, a scopo di lucro commerciale e a beneficio della potenza occupante, secondo le regole di usufrutto, di cui all’articolo 55 del regolamento dell’Aia. Israele, come autorità amministrativa di fatto nel territorio occupato, non può esaurire le risorse naturali per scopi commerciali che non sono a beneficio della popolazione occupata.

In data 14 febbraio 2024, in risposta all’interrogazione a risposta immediata 3-00983 il ministro degli esteri Tajani ha risposto: «da quanto riferisce Eni, il contratto è ancora in via di finalizzazione e il consorzio non ha titolarità sull’area, né sono in corso operazioni che avrebbero comunque natura esplorativa. Non è al momento in corso alcuno sfruttamento di risorse».

In occasione della assemblea degli azionisti 2025, gli amministratori di Eni hanno risposto ad una domanda pre-assembleare sull’eventuale esplorazione nelle acque all’interno di un’area marittima (zona G) nel Mediterraneo, affermando il falso: «Nessuna licenza è stata finora emessa e nessuna attività esplorativa è in corso di svolgimento».

Per la cronaca si rammenta in particolare a Meloni, Tajani, Salvini e Nordio (componenti del governo italiano che hanno avallato l’accompagnamento con un volo di Stato del criminale libico e famigerato ricercato internazionale Almasry) che il Ministero dell’economia e delle finanze ha il controllo di fatto in Eni SpA in forza della partecipazione detenuta sia direttamente sia attraverso Cassa depositi e prestiti SpA (Cdp SpA) con un totale delle azioni detenute pari al 31,835 per cento.

Inoltre, negli ultimi mesi, diversi Paesi europei hanno adottato misure istituzionali significative in risposta alle gravi violazioni dei diritti umani commesse da Israele nella Striscia di Gaza, che molti osservatori internazionali qualificano come atti di genocidio.

L’attività di esplorazione nelle acque palestinesi da parte dell’Eni deve essere istantaneamente cessata, alla luce degli atti configurabili come crimini di genocidio portati avanti dal governo israeliano nei confronti della popolazione palestinese in fase di sterminio calcolato e deliberato al fine di usurparne il territorio.

ENI è una società a partecipazione pubblica, con il Ministero dell’economia e delle finanze che detiene direttamente circa il 2,084 per cento del capitale e indirettamente, tramite Cassa depositi e prestiti, un ulteriore 29,751 per cento, esercitando quindi un controllo strategico e influenzando le scelte aziendali.

Quali provvedimenti seri, urgenti e concreti (non di solita ipocrita facciata) il primo ministro pro tempore Giorgia Meloni intende nell’immediato adottare affinché Eni SpA, partecipata dallo Stato italiano, rispetti sia gli accordi di Oslo, che le norme internazionali così come denunciato dallo studio legale Foley Hoag per conto di organizzazioni umanitarie palestinesi, sottolineando che tali attività costituirebbero una flagrante violazione del diritto internazionale?

Riferimenti:

https://www.pellegrinieditore.it/israele-olocausto-finale

https://sulatesta.blog/?s=israele

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