
OMAGGIO A TARANTO
di Gianni Lannes
L’antica bellezza primordiale dei suoi paesaggi che fondono lo Jonio e l’entroterra, commuove anche le pietre.
Il futuro di Taranto e provincia è legato al risanamento integrale del territorio, inquinato da oltre mezzo secolo di industrialismo fuori luogo. Questo compito durerà 10-20 anni e darà lavoro agli stessi operai.
Nonostante le laceranti ferite inferte dallo Stato tricolore, dai boiardi di turno e da tutti i servi del potere (politicanti da strapazzo, sindacalisti venduti al miglior offerente e ambientalisti di facciata), in nome del profitto economico a tutti i costi, questo straordinario territorio può tornare a vivere.
Non esiste una ricetta facile, ma la soluzione politica e sociale passa senza compromessi con la chiusura dell’Ilva ed il risanamento a spese dei Riva ed in parte dello Stato. Questo compito durerà 10-20 anni e darà lavoro agli operai dell’attuale stabilimento sequestrato.
E’ chiaro che i morti non potranno resuscitare, ma da qualche parte bisognerà pur iniziare con coraggio. Riva e lo Stato italiano hanno il dovere istituzionale e morale di risarcire l’intero territorio della provincia di Taranto e tutte le persone ammalate a causa dell’Ilva.
Taranto risorgerà perché le sue risorse si chiamano, mare, terra, cultura, storia e immensa umanità.
Alla prova dei fatti, conta soltanto il profitto economico. Invece di risanare il territorio inquinato per oltre mezzo secolo, il governo tricolore seguita a far finta di niente.
Basta, una volta per tutte, con lo sfruttamento coloniale del Sud. Bisogna osare: questa non è vita ma sopravvivenza, in attesa dell’esilio forzato o della morte prematura. Dopo innumerevoli lutti e malattie infinite sulla pelle soprattutto dei bambini, non serve a niente l’elemosina governativa. La poesia è nei fatti.
I risultati della perizia epidemiologica condotta dai periti di parte nominati dalla Procura di Taranto per il periodo di sette anni includono i seguenti dati:
- Un totale di 11.550 morti, con una media di 1.650 deceduti all’anno, principalmente per cause cardiovascolari e respiratorie.
- Un totale di 26.999 ricoveri, con una media di 3.857 ricoveri all’anno, principalmente per cause cardiache, respiratorie e cerebrovascolari.
Concentrandosi sui quartieri Tamburi e Borgo, più vicini alla zona industriale, si sono registrati i seguenti dati (non esaustivi e approssimati per difetto):
- Un totale di 637 morti, con una media di 91 decessi all’anno, attribuiti ai superamenti dei limiti di PM10 di 20 microgrammi per metro cubo, rispetto al limite di legge europeo di 40 microgrammi per metro cubo.
- Un totale di 4.536 ricoveri, con una media di 648 ricoveri all’anno, attribuiti a malattie cardiache e malattie respiratorie, sempre imputabili ai suddetti superamenti dei limiti di PM10.
https://www.manduriaoggi.it/?news=11124
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