
Legami – foto Gianni Lannes
Troppo disamore, troppa indifferenza, troppa sofferenza, troppa incomprensione, troppo tempo vitale perso per cose inutili, troppo impegno per bisogni inautentici.
Oltre la fatica non c’è null’altro, se non stramazzare. Non c’è niente di niente. Non ci sarà un premio e forse nemmeno una condizione migliore a cui aspirare. Allora, come possiamo rivoluzionare il nostro microcosmo e il mondo se siamo disincantati ed esausti, se l’unica legge dominante è legata al vantaggio personale?
La stanchezza è stata a lungo una dipendenza collettiva socialmente incoraggiata in cambio di ricompense che l’economia non era da tempo più in grado di promettere a nessuno. Ed è anche il risultato dell’aver infilato la nostra vita privata negli interstizi fra una giornata lavorativa e l’altra, ai margini del tempo vitale.
Cosa rimarrà alla fine di tutto questo? Come è stato possibile, ad un certo punto, che le nostre intere esistenze siano state fagocitate dal lavoro, dalla frenesia, dalla lotta cieca allo sviluppo, dall’insensatezza? Una follia che ha anche devastato l’unico pianeta abitabile che conosciamo.
Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, di inorridirsi, di commuoversi, di innamorarsi, di stare con se stessi. Non c’è neppure più tempo per convivere con l”esorcizzata malattia perché incombe la morte messa al bando nell’immaginario collettivo. Le scuse per non fermarsi a chiederci se questo correre ci fa più felici sono migliaia e, se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.
E non ha senso questo andazzo imposto dal sistema di dominio globale, dopo l’arresto forzato e programmato della pandemia. Come se non fosse accaduto nulla e non potesse ripetersi ancora il peggio; come se, in quello squarcio di violenza calcolata calato dall’alto, non avessimo intravisto almeno una verità cristalina: la vita è altro dal profitto, dalla conquista, dalla competizione. La vita è anche prendersi cura: degli altri, di se stessi, del luogo in cui viviamo. Non è vero che “la situazione non si può cambiare” in meglio, c’è sempre un’alternativa. E se non c’è, occorre crearla, realizzarla.
Noi siamo qui di passaggio, come tutti gli altri esseri umani. Tutti andremo via da questa dimensione terrena (non sappiamo quando), ma non esiste una seconda possibilità. Siamo tutti ancora in tempo a invertire la rotta.
Gianni Lannes
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