di Gianni Lannes


Caldo e freddo a comando. In Italia la legge 29 novembre 1980, numero 962, promulgata dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, ufficialmente è ancora in vigore, almeno sulla carta. Di che si tratta? Di un atto disarmante: l’adozione italiana della Convenzione Enmod dell’ONU:
«Ratifica ed esecuzione della convenzione sul divieto dell’uso di tecniche di modifica dell’ambiente a fini militari o ad ogni altro scopo ostile, con allegato, adottata a New York il 10 dicembre 1976 e aperta alla firma a Ginevra il 18 maggio 1977».

Con il termine “tecniche di modificazioni ambientali” si fa riferimento a qualsiasi tecnica per modificare – attraverso la manipolazione deliberata dei processi naturali – le dinamiche, la composizione o la struttura della Terra, della sua litosfera, idrosfera, ed atmosfera, o dello spazio esterno.

Tutto calcolato e programmato a partire dalle esplosioni nucleari che hanno inquinato l’atmosfera già negli ’50 fino ad oggi e oltre: il documento AF 2025 dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti, datato 1996 parla chiaro, a proposito della “conquista del clima entro l’anno 2025”:
«La guerra ambientale viene definita come la premeditata modificazione o manipolazione dei sistemi naturali ecologici, come quello climatico e meteorologico, della terra, della ionosfera, della magnetosfera, del sistema tettonico a placche, e/o lo scatenamento di eventi sismici (terremoti) per causare intenzionalmente distruzioni fisiche, economiche e psico-sociali su prefissati obiettivi geofisici o su ambienti popolati, come parte di azioni belliche di natura strategica o tattica.

[La modificazione meteorologica] offre al combattente bellico una larga serie di possibili opzioni per sconfiggere o reprimere un avversario…La modificazione meteorologica diventerà parte della sicurezza domestica ed internazionale e potrà essere messa in atto unilateralmente…Potrà avere applicazioni offensive e difensive e anche essere usata per scopi di deterrenza. La capacità di generare precipitazioni, nebbie e tempeste sulla terra o per modificare le condizioni meteorologiche dello spazio…e la produzione di condizioni meteorologiche artificiali, tutto fa parte di un pacchetto integrato di tecnologie [militari].».

Il 19 luglio 2001 Berlusconi e Bush a Genova, durante la mattanza dei pacifisti e l’assassinio del giovane Carlo Giuliani, hanno siglato un accordo segreto (mai portato a conoscenza del Parlamento italiano) relativo a sperimentazioni climatiche. Simili accordi bilaterali all’epoca sono stati siglati dall’inquilino della White House anche con altri governanti europei. Fra i partecipanti privati si annovera anche la multinazionale belga Solvay, ovvero il più grande produttore mondiale di bario, con annessa fabbrica in Toscana, in riva al Tirreno.

Il dominio del tempo metereologico è un’arma insospettabile. La cosiddetta “crisi climatica” ha provocato danni per 45 miliardi di euro in Ue nel solo 2024: l’Italia è tra i paesi più danneggiati. Lo attesta un rapporto dettagliato dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) pubblicato il 2 luglio 2025.

Temporali, alluvioni, frane, ondate di calore, frane e vittime umane hanno conseguenze anche economiche, che si sommano ai dazi, ovvero alle attuali estorsioni globali di mister Trump. A confermarlo è anche l’Ufficio parlamentare di bilancio, che stima in 4 miliardi di euro l’impatto della “crisi climatica” sull’Italia nel 2024.

Sui costi stimati dall’Eea lo Stato con le maggiori perdite economiche è la Germania 180 miliardi. Al secondo posto si classifica l’Italia con ben 135 miliardi, poi la Francia con 130, la Spagna con 97 e così via. Il settore più colpito è l’agricoltura: siccità prolungata, grandinate e allagamenti sono fenomeni ormai sempre più diffusi alla stregua delle scie di guerra nei cieli. Ancora numeri: l’ultimo rapporto dell’Istat riferito al 2023, ha evidenziato una riduzione di volume del 2,4 per cento dovuta ai fattori climatici. In soldoni: una perdita pari a 17 miliardi, di cui 800 milioni soltanto a causa delle alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana.
Riferimenti:
http://www.un-documents.net/enmod.htm
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1981/01/19/080U0962/sg
https://2001-2009.state.gov/g/oes/rls/fs/2001/4158.htm
https://2001-2009.state.gov/g/oes/climate/c22821.htm
https://2001-2009.state.gov/r/pa/prs/ps/2002/7412.htm
https://2001-2009.state.gov/g/oes/rls/or/24168.htm
https://2001-2009.state.gov/g/oes/rls/or/27108.htm
https://2001-2009.state.gov/g/oes/climate/87327.htm
https://2001-2009.state.gov/g/oes/rls/or/86789.htm
https://haarp.gi.alaska.edu/haarp/index.html
https://www.au.af.mil/au/2025/
https://georgewbush-whitehouse.archives.gov/ceq/global-change.html
https://www.theguardian.com/environment/2004/feb/22/usnews.theobserver
https://apps.dtic.mil/sti/citations/ADA333462
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