
di Gianni Lannes
Militarizzazione di ogni aspetto della vita civile, mascherata dalla cosiddetta “sicurezza” e sottrazione di ingenti fondi pubblici allo Stato sociale. Il ministero della guerra capeggiato da Crosetto con un emendamento apposito introduce – nel decretino infrastrutture strategiche – una corsia speciale per gli appalti militari “per garantire alle Forze armate la piena operatività nell’attuale scenario internazionale, in compiuta aderenza agli standard richiesti in ambito Nato”. Insomma, spese belliche senza controllo. E il ponte sullo Stretto diventa un’opera strategica targata “patto atlantico”.

Bombe, missili, mine subacquee, granate, cannoni e mitragliatori, cacciabombardieri nucleari e unità aeronavali: d’ora in poi saranno acquistati in deroga alla normativa sugli appalti pubblici mediante contratti segretati.
Con decreto-legge 31 marzo 2023 numero 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria convertito con legge 26 maggio 2023, numero 58, è stato riavviato l’iter realizzativo del Ponte sullo Stretto di Messina (di seguito Ponte).
Nella Relazione del disegno di legge per la conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2023, numero 35 (AC1067) si afferma come: «[…] Il Ponte sullo Stretto costituisce inoltre un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di importanti basi Nato nell’Italia meridionale».
Il Consiglio dei Ministri in data 9 aprile 2025 ha deliberato in merito all’approvazione della relazione Iropi (Imperative reasons of overriding public interest) disponendo la trasmissione della stessa, per il tramite del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) alla Commissione europea, ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 4 della direttiva 92/43/CEE.
La relazione Iropi presenta tra le considerazioni relative a motivi imperativi di rilevante interesse pubblico anche quelli legati al miglioramento della mobilità militare a seguito della realizzazione del Ponte.
In un numero di «Rivista Militare» del luglio-agosto 1987 veniva pubblicato l’articolo «L’attraversamento stabile dello stretto di Messina – Il coefficiente D», nel quale si esprimevano valutazioni dal punto di vista della difesa e della difensività dell’opera e delle alternative tecniche, considerando il ponte sospeso di gran lunga la soluzione meno adatta e più vulnerabile: «[…] Il ponte sospeso presenta la maggiore vulnerabilità in quanto tutta l’infrastruttura è esposta ad ogni tipo di offesa condotta con vettori navali, aerei e missilistici ed ogni punto è vitale per la sopravvivenza. Nessun tipo di mascheramento elettronico è ipotizzabile per un bersaglio destinato a dare un’eco radar rilevabile da grandissima distanza anche con apparati non particolarmente sofisticati e, quindi, anche la protezione da attacchi condotti con mezzi non balistici obbligherebbe ad una sorveglianza continua di un’area vastissima di cielo, di mare e di terra. In ogni caso una consistente protezione antiaerea ed antimissile permanentemente attivata — e questo è probabilmente il costo maggiore, quello di esercizio — dovrebbe essere attuata con sistemi multipli aerei, missilistici e artigliereschi, posti a terra ed imbarcati. […] In ogni caso la soluzione “ponte sospeso” sembra davvero essere quella meno valida dal punto di vista della Difesa. Comporterebbe, infatti, rilevanti oneri per la realizzazione di un’efficace protezione».
Sempre la relazione Iropi, al paragrafo 4 fornisce una breve e stringata analisi di alcune alternative progettuali dell’opera, ponendo a confronto mere ipotesi progettuali esclusivamente nel merito dei diversi tempi di percorrenza dell’attraversamento tra Sicilia e Calabria e concludendo in maniera apodittica che la soluzione Ponte sospeso a campata unica è l’unica a soddisfare i bisogni imperativi minimizzando gli impatti ambientali, senza peraltro suffragare tale ultima asserzione con dati, analisi e valutazioni di merito.
La conclusione cui giunge la relazione Iropi, appare peraltro omissiva e contraddittoria ove si consideri che un apposito gruppo di lavoro costituito presso la Struttura tecnica di missione per l’indirizzo strategico delle infrastrutture e l’alta sorveglianza del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile aveva redatto nel 2021 una Relazione per «La valutazione di soluzioni alternative per il sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina» la quale, oltre a riconsiderare le tipologie alternative (tunnel in alveo o subalveo) prendeva in esame una progettazione alternativa, per un ponte a più campate con differente localizzazione e tracciato, concludendo che tale alternativa appariva potenzialmente più conveniente di quella a campata unica.
Il Governo Meloni, inoltre, sta valutando la possibilità di classificare il suddetto Ponte, la cui costruzione è stimata attualmente attorno ai 13,5 miliardi di euro (una cifra approssimata per difetto e destinata a moltiplicarsi), come spesa per la difesa, con l’obiettivo di contribuire al raggiungimento della nuova soglia del 5 per cento del Pil in investimenti militari richiesta dalla Nato entro il 2035. A riportare la notizia è il portale di informazione internazionale Politico, secondo cui l’idea sarebbe al vaglio di alcuni settori dell’esecutivo.
Infine, l’esecutivo meloniano non risponde agli atti parlamentari di sindacato ispettivo, eludendoli sistematicamente, impedendo in tal modo a deputati e senatori della Repubblica italiana di esercitare il controllo istituzionale sulle attività di Palazzo Chigi e del ministero della Difesa. La mafia ringrazia per cotanti omaggi.
Riferimenti:
https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/1
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