
di Gianni Lannes
Dis-intelligenza programmata, al pari dell’obsolescenza programmata, per gli oggetti. Da Homo sapiens sapiens a uomo codice a barre, Homo barcode, oppure Homo robot o in alternativa Homo bot.
Umani, spazi e cose sotto la dittatura degli algoritmi. Insomma, schedati, controllati e influenzati. Dalla democrazia incompiuta alla tecnocrazia globalizzata la transizione è fulimnea. La società si sta computerizzando, processo che sta causando, oltre al resto, anche alterazioni profonde nelle relazioni con l’ambiente in cui viviamo. I raccapriccianti atti del terrorismo stragistico di Israele avvenuti nel settembre 2024 in Libano, attraverso l’esplosione di cerca-persone e ricetrasmittenti sono una eclatante manifestazione di uno degli aspetti meno noti e compresi della rivoluzione digitale in atto.
Infatti gli esseri umani si stanno affidando volontariamente alla cosiddetta “Intelligenza Artificiale”, ma in larga parte senza essere pienamente consapevoli delle implicazioni e delle conseguenze, innanzitutto tramite l’adozione e l’uso molto intenso dello smartphone, ormai posseduto da oltre 4 miliardi di individui. A questo dispositivo si stanno aggiungendo – in attesa di impianti sottopelle – orologi, braccialetti, occhiali e anelli smart, dove appunto smart è sinonimo di “computer a bordo dotato di sensori e connesso a Internet”. Le persone godono delle funzionalità degli oggetti smart, che spesso portano con sé anche quando dormono, ma al contempo si prestano a una raccolta dati, anche estremamente sensibili, su di loro e sull’ambiente in cui si trovano, un’intrusione nell’umano assolutamente senza precedenti per vastità e capillarità, con conseguenze per gli esseri umani e per la società, ancora tutte da mettere a fuoco.
Per gli spazi, invece, basta pensare alla smart city, dove smart vuole principalmente significare la disseminazione di computer connessi a Internet negli spazi pubblici. Innanzitutto le migliaia di telecamere smart che stanno distopicamente presidiano le strade e le piazze delle nostre città, oltre che scuole, ospedali, università, uffici pubblici e così via, ma anche computer dotati di sensori, ovvero microfoni, telecamere, geolocalizzatori, sui mezzi di trasporto sia pubblici che privati come auto, scooter, biciclette e monopattini in condivisione, computer nei cassonetti della spazzatura per controllare la raccolta differenziata, computer ai semafori e agli attraversamenti pedonali e tanto altro ancora. In altri termini una computerizzazione degli spazi che investe anche moltissimi spazi privati, non solo molti luoghi di lavoro, ma anche le stesse case delle persone, sempre più popolate di oggetti computerizzati che ascoltano e magari anche vedono, come per esempio, gli assistenti personali tipo Alexa e le televisioni smart. In sostanza, sta diventando sempre più difficile passare del tempo in luoghi non computerizzati, ovvero spazi che non ci spiano. Con tali procedure è in atto un cambiamento radicale del nostro rapporto con lo spazio.
E infine, appunto, gli oggetti. Tutti quelli che abbiamo già citato, a partire dagli smartphone, ma anche molti altri che in questi anni si sono progressivamente computerizzati: frigoriferi, lavatrici, termostati, lampade, bilance, forni, allarmi, televisori e cos via, tra cui le automobili e in generale i mezzi di trasporto, dai monopattini elettrici a elicotteri e aeroplani. Tutti oggetti che, dotato di computer e di una connessione con l’esterno (quasi sempre senza fili), hanno mutato in maniera estrema la loro natura. Sono, infatti, diventati quasi sempre all’insaputa di chi pensa di esserne il padrone – da una parte, oggetti che possono spiare il comportamento di chili utilizza (eventualmente anche tramite microfoni e telecamere) e, dall’altra, oggetti che possono in linea di principio essere comandati dall’esterno per mutarne le funzionalità (per esempio rallentando o fermando un auto in corsa), fino al caso estremo – ma purtroppo di tragica attualità – della deliberata attivazione di una carica esplosiva nascosta, come è avvenuto in Libano da parte del Mossad.
La computerizzazione del mondo finora è avvenuta in larga parte sottotraccia, con al limite qualche preoccupazione per la privacy delle persone. In realtà, è un processo di importanza fondamentale per il futuro della nostra società, un processo di cui vanno problematizzate tutte le implicazioni. In particolare, invece di scorgere solo gli aspetti positivi, lasciando mano libera alle multinazionali del settore Big Tech, dovremmo democraticamente decidere se, quando, come e se, effettivamente, a beneficio di chi computerizzare persone, spazi e oggetti, dando massima priorità alla trasparenza e alla libertà, non solo di scelta, degli esseri umani. Attenzione: il mondo e la vita muoiono se racchiusi o peggio, imprigionati in un piccolo schermo.
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