I BRONZI DORATI

I BRONZI DORATI di Gianni Lannes I bronzi dorati di Pergola: un enigma risolto? Le statue equestri di Licinius Murena, padre e figlio, e Terentia sorella di Varrone, offrono spunti rilevanti e argomentati circa l’attribuzione e la provenienza del gruppo equestre. Ritrovati a Pergola ma contesi da Ancona. La vicenda ha origine nel giugno 1946,…

I BRONZI DORATI

di Gianni Lannes

I bronzi dorati di Pergola: un enigma risolto? Le statue equestri di Licinius Murena, padre e figlio, e Terentia sorella di Varrone, offrono spunti rilevanti e argomentati circa l’attribuzione e la provenienza del gruppo equestre.

Ritrovati a Pergola ma contesi da Ancona. La vicenda ha origine nel giugno 1946, quando, a seguito di un ritrovamento casuale in località Santa Lucia di Calamello, presso Cartoceto, nel comune di Pergola, veniva rinvenuto un un gruppo statuario equestre di bronzo dorato di epoca romano-imperiale, che rappresenta una delle scoperte archeologiche più interessanti degli ultimi 50 anni.

I bronzi dorati sono stati oggetto di un continuo, acceso e ripetuto dibattito tra il Comune e la Provincia di Ancona e il Comune di Pergola, affrontato anche in sede giurisdizionale, in ordine alla loro collocazione territoriale.

Il complesso, restaurato dal fonditore artistico fiorentino Bruno Bearzi, veniva esposto al museo archeologico nazionale delle Marche di Ancona dal 1959 al 1972, anno in cui, a causa del terremoto, il museo doveva essere chiuso al pubblico.

Nel 1975 il bene veniva sottoposto ad un nuovo intervento conservativo presso il centro del restauro della Soprintendenza di Firenze. Nel luglio 1988 i bronzi, restaurati, venivano riportati ad Ancona; per un’esposizione temporanea, in base ad appositi accordi presi tra le parti, venivano portati a Pergola il giorno 30 dello stesso mese. A ottobre dello stesso anno, alla scadenza del prestito, i detentori delle statue impedirono con la forza alla soprintendente, professoressa Delia Giuliana Lollini, e al personale tecnico specializzato, recatosi sul posto, di provvedere al trasferimento nella sede del museo nazionale delle Marche. A tale scopo veniva murata la porta d’ingresso della stanza contenente i bronzi e la stessa soprintendente veniva fatta oggetto di contestazioni e gravi offese in pubblico.

Il 30 giugno 1993, il Ministro pro tempore per i beni e delle attività culturali, Alberto Ronchey, assegnava i bronzi a Pergola; aveva inizio, quindi, una lunga vicenda giudiziaria, superata con la stipula di convenzioni tra le amministrazioni interessate nel 1999 e nel 2001, che hanno previsto un pendolarismo di almeno 2 anni per ogni sede. Nel gennaio 2002, il sottosegretario di Stato Vittorio Sgarbi ordinava il deposito dei bronzi a Pergola.

Nell’immediato dopoguerra i bronzi dorati di Pergola sono stati ritrovati com’è noto in località Cartoceto di Pergola e dunque nel territorio della provincia di Pesaro e Urbino, al quale appartengono pienamente come lascito storico-culturale. Il decreto ministeriale 30 giugno 1993 (decreto Ronchey) stabilisce l’assegnazione dei bronzi dorati di Cartoceto di Pergola al Museo della città di Pergola; il suddetto decreto è rimasto inapplicato per diversi anni a causa di tensioni tra le istituzioni interessate e per l’incapacità di portarlo ad esecuzione.

Il Comune di Pergola ha realizzato, presso l’ex convento di San Giacomo, messo a disposizione dall’amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, una sede configurata quale centro operativo museale alle dipendenze delle Soprintendenze per i beni ambientali e architettonici, per i beni archeologici e per i beni artistici e storici delle Marche, con impegno finanziario notevole.

La sede museale è stata realizzata secondo i più moderni accorgimenti scientifici che hanno determinato alti costi di realizzazione e determinano notevoli costi di gestione.

Il Comune di Pergola e l’amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino hanno garantito in tutti questi anni la gestione del museo di Pergola con iniziative ed aperture al pubblico e riconosciuto successo di visitatori.

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