ABISSI D’ITALIA

La tragedia del Rita Evelin di Gianni Lannes Bentornati nei mari d’ Italia. In tempo di pace (apparente) ecco le “Zone normalmente impiegate per le esercitazioni navali e di tiro e zone dello spazio aereo soggetto a restrizioni”: parola della carta nautica 1050, edita dall’Istituto Idrografico della Marina e ormai fuori catalogo, ovvero introvabile. Alle…

La tragedia del Rita Evelin

di Gianni Lannes

Bentornati nei mari d’ Italia. In tempo di pace (apparente) ecco le “Zone normalmente impiegate per le esercitazioni navali e di tiro e zone dello spazio aereo soggetto a restrizioni”: parola della carta nautica 1050, edita dall’Istituto Idrografico della Marina e ormai fuori catalogo, ovvero introvabile.

Alle ore 6:10 del 26 ottobre 2006, con mare calma piatta, assenza di vento e buona visibilità, insomma bonaccia, al largo di Porto San Giorgio (a 22 miglia in acque internazionali) affonda il peschereccio Rita Evelin di San Benedetto del Tronto. Muoiono 3 pescatori: Luigi Luchetti, Ounis Gasmi, Francesco Annibali. Non si è trattato di un incidente ordinario ma di un’altra strage internazionale di inermi lavoratori. Il piccolo relitto (peso 17,20 tonnellate) giace ad appena 76 metri di profondità e non è mai stato recuperato per accertare la dinamica dei fatti, anche sono stati dilapidati quasi 800 mila euro.

070225-N-6020F-113 Galveston, TX (February 25 2007) Nuclear Reasearch Submarine NR-1 arrives in Galveston in preparations for operation Flower Garden Banks Expedition 2007. NR-1 will conduct a visual and acoustic survey of the Flower Garden Banks in the Gulf of Mexico in March 2007. U.S. Navy Photo by Mass Communication Specialist 1st Class John Fields (RELEASED)

Un sottomarino militare dedito alla guerra elettronica (Operation Active Endeavour) era posizionato – per mimetizzarsi celato dal rumore – sotto l’imbarcazione da pesca e ha provocato il repentino inabbissamento, troncando di netto uno dei due cavi d’acciaio della rete a strascico e provocando una piegatura sull’altro capo a 21 metri dal verricello della barca, lasciando impresse tracce di vernice rossa. I militari non hanno prestato soccorso ai malcapitati (che non hanno avuto scampo) e si sono dileguati. Le indagini giudiziarie non sono mai decollate e risultano insabbiate a dovere dalle preposte autorità italiane (a livello locale e nazionale). Cosa hanno da nascondere?

L’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema, inviò (27 ottobre 2006) un insolito telegrammma di cordoglio al sindaco della città marchigiana.

Sul caso non c’è stata giustizia e anche ora le istituzioni (Capitaneria portuale di S. Benedetto del Tronto, Direzione Marittima di Ancona, Procura di Fermo, Tribunale di Ascoli Piceno) remano contro chi cerca di far emergere la verità, negando l’accesso ai documenti giudiziari, in particolare le videoriprese subacquee effettuate dalla Guardia Costiera di San Benedetto, dai Vigili del Fuoco di Ancona e dalla Rana Diving. In ogni caso, l’opera viva dell’imbarcazione ovvero la carena non è mai stata ispezionata. E comunque, a pagina 8 dell’Inchiesta Sommaria si legge testualmente: “… lo spigolo, lato dritto, dello specchio di poppa, presenta una rientranza della lamiera”. Nessuno ha chiesto il conto a Washington e alla Nato. A quando una rogatoria?

Riferimenti:

Gianni Lannes, Nato: colpito e affondato, La Meridiana, Molfetta, 2009.

https://www.lameridiana.it/nato-colpito-e-affondato.html

https://www.istitutoidrografico.it/

https://www.marina.difesa.it/noi-siamo-la-marina/pilastro-logistico/scientifici/idrografico/Pagine/AggiornamentiPubblicazioni.aspx

https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_7932.htm

https://www.marina.difesa.it/cosa-facciamo/per-la-difesa-sicurezza/operazioni-concluse/Pagine/ActiveEndeavour.aspx

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